giovedì 9 maggio 2013
​Un invito a costruire una società solidale e "aperta all'Assoluto" e a realizzare un'Europa "comunità di destino" è venuto dai vescovi europei del Ccee e del Comece nel giorno in cui si ricorda la Dichiarazione (9 maggio 1950) che diede vita all'integrazione del Vecchio Continente. «Giovani e disoccupati non perdano la speranza».
IL SUMMIT DI FIRENZE Napolitano: la Ue si faccia carico della attese dei giovani
Siamo fratelli d'Europa. La prova è nel Dna di Giorgio Ferrari
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"A tutte le persone che sono oggi nel continente europeo e che si trovano in difficoltà per l'attuale crisi economica, che si sentono sole, che hanno perso o sono in cerca di un lavoro e che, a causa della grave crisi di senso e di fede, fanno fatica a guardare al futuro, ai giovani in particolare, vogliamo dire che la Chiesa in Europa è vicina e li invita a non perdere la speranza". È quanto si legge nel messaggio della Presidenza del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa) in occasione della Giornata dell'Europa che si festeggia oggi."In quest'anno della fede - proseguono i vescovi europei - ricordiamo con piena convinzione quanto il beato Giovani Paolo II diceva 10 anni fa, nell'Esortazione Ecclesia in Europa: 'Gesù Cristo è la fonte di speranza per l'Europà". "Allo stesso tempo - continua il messaggio -, invitiamo tutti a non lasciare che paure ed egoismi offuschino la carità che ha sempre contraddistinto il nostro continente, ma a riscoprire invece l'importanza della famiglia, il valore del dono e dell'accoglienza, facendosi prossimo dei più bisognosi".I vescovi ringraziano "tutte le persone, che mosse dalla fede, sono promotori di opere caritative e di assistenza a livello locale, nazionale ed internazionale. L'aiuto che esse recano è risposta sollecita e concreta ai molti bisogni materiali, ma è anche segno dell'amore affidabile di Dio che in Gesù Cristo si è fatto prossimità a tutti". E invitano inoltre i cristiani del Continente a "cogliere l'occasione della 'Giornata dell'Europa' - 'comunità di destino' come l'aveva chiamata Robert Schuman il 9 maggio 1950 - per riflettere sul loro impegno nella costruzione di una società europea aperta all'Assoluto e improntata su verità, su giustizia, su solidarietà e libertà: pilastri della pace come ebbe a definire Papa Giovanni XXIII, cinquant'anni fa, nella Pacem in terris". LA COMECE Un invito a “rileggere” la “Dichiarazione Schuman”, a costruire una società solidale e "aperta all'Assoluto" e a realizzare un'Europa "comunità di destino", come aveva auspicato Robert Schuman il 9 maggio 1950 nella sua "Dichiarazione" che diede il via all'integrazione comunitaria è arrivato anche da padre padre Patrick H. Daly, segretario generale della Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali dell'Unione europea.Il “sì” del cancelliere tedesco “alla mano tesa dal ministro degli Esteri francese Robert Schuman - prosegue Daly - ha segnato il primo passo dell’ampia trasformazione del nostro continente in una comunità di nazioni che, il 1° luglio di quest’anno, accoglierà il suo 28° membro, la Croazia”. Per il segretario Comece, “pace e solidarietà, obiettivi chiave del 9 maggio 1950, sono ancora più essenziali oggi, giacché la crisi economica in corso sta colpendo duramente la società europea e causando profonda sofferenza”. Se alcuni politici e cittadini ritengono che “il conflitto e la divisione risolveranno la crisi”, Daly avverte: “Questa logica ci porterebbe indietro di 70 anni in un continente profondamente diviso dall’odio e dal sospetto reciproco”. Noi, chiarisce, “non vogliamo tornare indietro, vogliamo andare avanti”, ispirati dalla “visione di trasformazione’ delineata da Robert Schuman​.
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