sabato 11 febbraio 2012
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​Nella cura e nell’attenzione ai malati la Chiesa deve mostrare il volto di un Dio che «non ci abbandona alle nostre angosce e sofferenze, ma ci è vicino, ci aiuta a portarle e desidera guarire nel profondo il nostro cuore». Solo così sarà chiaro che la guarigione fisica è «espressione della salvezza più profonda». La riscoperta di questo mandato è uno degli spunti che Benedetto XVI offre nel suo messaggio per XX Giornata mondiale del malato. Oggi, infatti, la memoria della Madonna di Lourdes, come ogni anno, sarà l’occasione per rileggere l’esperienza della malattia alla luce del Vangelo: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» è il passo evangelico di Luca scelto come tema per la Giornata odierna, che «costituisce la preparazione più prossima alla solenne Giornata mondiale del malato, che si celebrerà in Germania l’11 febbraio 2013».Nel suo messaggio, firmato lo scorso 20 novembre, il Papa, partendo dall’episodio evangelico dell’incontro di Gesù con i dieci lebbrosi, mette al centro i «Sacramenti di guarigione»: il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione e quello dell’Unzione degli Infermi, che, nota il Pontefice, «hanno il loro naturale compimento nella Comunione Eucaristica». Commentando il brano tratto da Luca, Ratzinger sofferma il proprio sguardo sull’unico lebbroso che torna a dire il proprio grazie a Gesù, il quale gli risponde: «la tua fede ti ha salvato». «Chi, nella sofferenza e malattia, invoca il Signore – nota il Papa – è certo che il suo amore non lo abbandona mai, e che anche l’amore della Chiesa, prolungamento nel tempo della sua opera salvifica, non viene mai meno». Amore che è espressione «dell’importanza che l’uomo, nella sua interezza di anima e di corpo» ha per il Signore. E la connessione «tra salute fisica e rinnovamento dalle lacerazioni dell’anima ci aiuta a comprendere meglio i Sacramenti di guarigione».In particolare nel Sacramento della Penitenza, nella «"medicina della confessione" – nota Benedetto XVI –, l’esperienza del peccato non degenera in disperazione, ma incontra l’Amore che perdona e trasforma». Il momento della sofferenza, aggiunge il Papa, «nel quale potrebbe sorgere la tentazione di abbandonarsi allo scoraggiamento e alla disperazione, può trasformarsi così in tempo di grazia per rientrare ripensare alla propria vita, riconoscendone errori e fallimenti, sentire la nostalgia dell’abbraccio del Padre».Con l’Unzione degli Infermi, poi, «tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore, perché allevi le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spiritualmente alla passione e alla morte di Cristo». Questa sacramento, nota il Papa, non deve essere considerato «minore» ma anzi «merita oggi una maggiore considerazione», «valorizzando i contenuti della preghiera liturgica che si adattano alle diverse situazioni umane legate alla malattia e non solo quando si è alla fine della vita». In questo senso l’Eucaristia, «ricevuta nel momento della malattia» contribuisce «ad operare tale trasformazione, associando colui che si nutre del Corpo e del Sangue di Gesù all’offerta che egli ha fatto di se stesso al Padre».Per aiutare le comunità locali ad approfondire questo messaggio nella liturgia, l’Ufficio nazionale Cei per la pastorale della sanità (www.chiesacattolica.it/salute) offre del materiale per l’animazione pastorale della Giornata. È disponibile tra l’altro anche una scheda liturgica, che aiuta a meditare nella preghiera i temi di questa XX Giornata del malato.<+copyright>
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