venerdì 8 luglio 2016
Giacomo Viale, "U fratin" servo di Dio
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​Arriva davanti alla malandata chiesa di Bordighera il 4 febbraio 1863 come “economo pro tempore”. Un “prestito” dei frati minori di Ventimiglia al vescovo, perché un religioso francescano è fatto per il convento, non per la parrocchia. E padre Giacomo Viale, che ogni giorno se la faceva a piedi dal convento di Ventimiglia, andata e ritorno, mai avrebbe immaginato che sarebbe rimasto a Bordighera per quasi mezzo secolo, fino al 1911. Curiosa storia questa del “prestito”. Bordighera è allora un miserabile paese di duemila anime arroccato in collina tra le mura saracene; e con Borgo Marina, in riva al mare, con le sue baracche dei pescatori. Niente turismo, niente fiori. Si vive, e a volte si sopravvive appena, di pesca e olive. La parrocchia non ha nemmeno una canonica. Non ha benefici, è poverissima. La chiesa cade a pezzi. Ben quattro parroci, nonostante l’aria salubre, “si ammalano” e rinunciano. Quattro di fila. Il vescovo, sconsolato, si rivolge ai francescani come ultima chance.Nel mezzo secolo che segue, Bordighera cambierà completamente il suo volto. E padre Viale sarà il protagonista assoluto della crescita. “U fratin”, come verrà chiamato dalla sua gente, vivrà e morirà da santo, Non povero, ma poverissimo. Senza un letto, con due libri come cuscini. A volte senza calzoni e senza scarpe, quando li regalava a qualche miserabile. Eppure capace di realizzare opere memorabili, perché a lui nessuno sapeva dire di no. Dialogava con tutti, dall’ultimo pescatore alla regina Margherita. Con cattolici e protestanti. Era così amato che quando finalmente viene richiamato in convento, il nuovo parroco non riesce a scendere dal treno, impedito da una folla limacciosa che rivuole il suo “fratin”, e nessun altro. Ha scritto di lui fratel Giacomo Massa: «Fu un piccolo san Francesco del nostro tempo, al quale la Provvidenza ha voluto complicare la vita, distraendolo dal convento per chiamarlo a un servizio parrocchiale che era al di fuori di ogni sua personale prospettiva di santità. Immaginare san Francesco parroco di una qualsiasi borgata dell’Umbria del suo tempo apparirebbe una fantasia assurda e irriverente, una sicura distruzione della sua affascinante novità evangelica. Ebbene, padre Giacomo è la dimostrazione, vivente e prolungata per ben 49 anni, che non esiste contraddizione tra san Francesco e il servizio parrocchiale, quando la ragione della propria vita è il servizio al vangelo».Questo che segue è una parte del “Dizionario di padre Giacomo Viale”, presentato a Bordighera il 12 settembre 1999. Allora si confidava che la causa di beatificazione fosse in dirittura d’arrivo. Dopo l’annuncio dato oggi, 8 luglio, possiamo dire che poteva essere soltanto papa Francesco a fare beato un parroco che, come nessun altro, ha portato addosso l’odore delle sue pecore.
AIROLEÈ il paese natale del piccolo Serafino Viale, il futuro padre Giacomo. Le radici sono importanti. Quanto lo furono per lui? E quanto la scomparsa prematura della sua mamma? C’è un legame particolarmente saldo, quello con la sorella Teresa. Serafino, nei racconti giunti fino a noi, appare sempre come un ometto, più grande di quanto dovrebbe essere. O forse tutti, un secolo e mezzo fa e in quelle condizioni, erano costretti a crescere molto in fretta. Fatto sta che Serafino si prende a cuore, possiamo dire istintivamente, la più piccola della famiglia. Come se, avendo perso una prima figura femminile a lui cara, si volesse prodigare per non perdere la seconda. Non vuole perdere nessuno, Serafino. Come padre Giacomo in futuro.
BORDIGHERALa patria adottiva. Difficile immaginarla senza alberghi, senza ferrovia, senza fiori. Sulla strada della modernità, Giacomo Viale arriva prima della strada ferrata, prima di tutti. Lui coinvolge gli illustri ospiti stranieri nella crescita della cittadina. Lui organizza il primo “welfare”. Lui decide che si cresce tutti insieme, o non si cresce affatto.
COMMIATOInsofferente a ogni complimento ed elogio, gli era insopportabile essere al centro dell’attenzione. Ecco alcune delle disposizioni del suo testamento spirituale: «Che spirato che sarò non si facciano da nessuno assolutamente partecipazioni di sorta; che il segno del mio decesso venga dato col suono della campana piccola e che la messa, che spero avranno la carità di cantarmi, sia con un solo sacerdote. Che né in chiesa né al cimitero si parli di me affatto. Non voglio assolutamente né fiuori né corone al mio funerale, e se qualcuno avesse intenzione contraria dia ai poveri ciò che vorrebbe sciupare in simili sciocchezze. Finalmente ordino e voglio che il mio cadavere sia gettato nella terra e sopra piantatavi una semplice croce di legno». Non sarà obbedito…
DEMONIOPadre Viale non ne parlò mai. Ma le testimonianze parlano di autentici scontri fisici con il maligno, accortosi per primo di avere a che fare con un santo. E agisce contro padre Giacomo indirettamente, tramite altri uomini. E pure direttamente.
ECUMENISMOAllora questa parola, nel significato corrente, non esisteva. E quando un’altra confessione “invase” il suo territorio, a Vallecrosia, il frate parroco reagì con energia. In che senso possiamo dunque parlare di ecumenismo? Il suo fu un ecumenismo pratico di grande modernità. Non quello delle dispute teologiche e dei documenti, ma quello che si fa dal basso, attraverso l’amicizia e la stima reciproca, con un obiettivo primario: soccorrere i poveri, far crescere la comunità, rendere migliore Bordighera. Padre Giacomo e i suoi amici non cattolici partivano dalla gente, dalle sue esigenze, e dall’amore. Partivano da uno sguardo comune: tutti vedevano lo stesso problema, tutti erano determinati a risolverlo. Non sappiamo se, e in quali termini, parlassero di fede, di Cristo e temi simili. Sappiamo però che agivano e che la stima reciproca era notevolissima. E se qualcuno anche oggi si scandalizzerebbe se una campana dono degli anglicani suonasse da un campanile cattolico, quella campana ricorda la nascita, la passione, la morte e la risurrezione dello stesso Gesù Cristo. E rincuora tutti, senza distinzioni.
FOTOGRAFIA3000406.jpgNessuno era mai riuscito a fotografarlo. Ci riescono solo nel 1905 con un trucco, camuffando la macchina fotografica dietro un cespuglio nel giardino dell’amico Vincenzo Arrigo. Padre Giacomo se ne accorge all’ultimo istante e il suo sguardo è contrariato. Il suo francescanesimo radicale gli impedisce ogni esibizionismo. Anche quello di una fotografia in occasione dei festeggiamenti, da lui boicottati in ogni modo, per i 50 anni di messa.
GIAMBARCATutto comincia da Francesco Biancheri detto Giambarca, pescatore squattrinato durante la settimana e nerboruto “tiramantici” per l’organo alla domenica. I soldi per i lavori per tenere in piedi la chiesa fatiscente, nel 1963, sono finiti. Padre Giacomo ordina di smontare i ponteggi. Giambarca se ne accorge. Non può sopportare una cosa del genere. Il giorno prima quelli delle ferrovie gli hanno dato mille lire, per fare passare i binari sul suo piccolo podere in riva al mare. La busta finisce dritta in mano a padre Giacomo. Giambarca ritorna poverissimo ma i bordigotti danarosi se ne accorgono, si vergognano e mettono mano al portafoglio. E da allora non smettono più. Tutto, davvero, comincia da Giambarca…
GARNIERDegli ospiti illustri stranieri di Bordighera fu il più illustre. Charles Garnier era passato in carrozza da Bordighera nel 1948, innamorandosene. Vincitore del “Prix de Rome”, il giovane architetto era in viaggio verso Roma e Napoli. Molti anni dopo, nel 1970, l’architetto dall’Opera di Parigi e del Casino di Montecarlo, fugge dalla Parigi in fiamme e si stabilisce a Bordighera, dove si costruisce una villa meravigliosa. Non sappiamo come incontri padre Giacomo. Ma sappiamo che il progetto della chiesa di Terrasanta, a Borgo Marina, è suo; sue le linee orientaleggianti. Tutto gratis.
ISCRIZIONEQuando gliene dedicano una, lui la nasconde con un drappo. Può nascondere le parole, però; non le opere, le persone, i fatti che parlano di lui.
LUCHETTOOggi sarebbe un senza fissa dimora. Quando lo trovano in collina, avvolto nei suoi stracci, mezzo morto di freddo, padre Giacomo se lo porta a casa e gli dà il suo letto. Con Luchetto nasce l’ospizio per i vecchi soli. Non nasce da elucubrazioni e calcoli, ma da un’esigenza immediata a cui il frate dà una risposta immediata. Non hai un letto? Ti do il mio.
MARIAPadre Giacomo la pregava incessantemente. E lei non sapeva dirgli di no. Pregava come un bambino. Con insistenza. Come un bambino chiedeva, anzi esigeva. Intenerendo la mamma.
NENINPare che non fosse un granché come cuoca, ma la sua presenza fu costante, silenziosa e premurosa. In lei riconosciamo tutte le migliori domestiche di innumerevoli parroci.
OSPEDALEMa anche OSPIZIO e OPERA DELLA PROVVIDENZA. Padre Giacomo è moderno anche perché non pretende di fare tutto da solo. Lavora in squadra. Mobilita tutte le forze sane, generose e disponibili della società. Non lega le sue opere alla sua persona. Non coltiva ansie di protagonismo. Dà semplicemente il via e fa in modo che le cose procedano indipendentemente da lui. Non crea dipendenza, ma libertà. E “seduce”, senza pregiudizi. L’ospizio nasce dalla collaborazione con un pittore tedesco e luterano, il barone Friedrich von Kleudgen, e un altro tedesco, il floricoltore e libero pensatore Ludwig Winter.
PREGHIERAMa anche POTERE. La preghiera che cerca quasi disperatamente e il potere che evita disperatamente. Se preghi, non puoi essere un uomo di potere. Il potere lo puoi esercitare, da parroco. Maq se preghi, puoi solo servire. Un uomo così inevitabilmente disturba chi conosce solo la logica del potere e non comprendono come quel prete non voglia essere un uomo di potere quando potrebbe esserlo.
ROSSIFrancesco Rossi, sindaco socialista della Bordighera d’inizio Novecento. Facile ricevere attestati di stima dagli amici. Dai nemici, meno. Rossi ostacola,, quasi perseguita il prete. Molti anni dopo, al processo di canonizzazione, riconosce però i suoi meriti: su uomo e prete tutto d’un pezzo, parola di miscredente.ZITTIÈ quello che sta implorando da Lassù, in questo momento, padre Giacomo Viale. Che non può approvare di finire sulle agenzie di stampa, sui giornali, addirittura in televisione. Però deve riconoscere che se l’è voluta. Per lui valga ciò che Chesterton disse di san Francesco: «Ha fatto tutto da innamorato».Chi ha insegnato ad amare, come può rifiutare un atto d’amore?
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