mercoledì 19 febbraio 2014
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​Lavoro e famiglia. Sono le priorità che la Chiesa in Italia indica già da diverso tempo a chi ha responsabilità di governo. E che ieri monsignor Nunzio Galantino ha ricordato anche all’esecutivo che si appresta a entrare in carica. «Su ogni rinnovamento – ha detto il segretario generale della Cei, rispondendo alle domande dei giornalisti a margine di un convegno dell’Opera Romana Pellegrinaggi – abbiamo il diritto di avere delle attese. Per quanto ci riguarda le attese forti sono per la famiglia e per il lavoro».Il vescovo di Cassano all’Jonio ha anche chiesto «un riequilibrio delle realtà che costituiscono la società, evitando ideologismi, a partire dalla famiglia». Sono infatti proprio «gli ideologismi quelli che stanno rovinando la nostra nazione», ha aggiunto. «Per esempio – ha sottolineato – oggi sembra quasi che una famiglia normale, composta da un padre, da una madre e dai figli debba quasi chiedere scusa di esistere. Fermo restando la necessità di dare a tutti i diritti, è necessario un riequilibrio», ha ribadito, anche per verificare dove debbono essere allocate eventuali disponibilità economiche. Dichiarazioni che il segretario generale della Cei aveva già fatto una quindicina di giorni fa in occasione della conferenza stampa di presentazione dei lavori del Consiglio permanente di gennaio e che si collegano idealmente anche ai contenuti dell’intervista rilasciata a Famiglia cristiana, in cui il presule tocca diversi temi, tra i quali la riforma dello Statuto della Cei, la formazione del clero e l’otto per mille. Riconfermando anche «l’impegno personale» per la legalità che ha caratterizzato e caratterizza la sua esperienza di parroco a Cerignola e di vescovo in Calabria.Rispondendo alle domande del settimanale, Galantino si sofferma in particolare sulle linee guida per eventuali casi di pedofilia da parte di sacerdoti. «Dopo la Arecognitio, della Congregazione per la Dottrina della Fede saranno messe a disposizione di tutti», ha annunciato anticipando che «sono molto chiare e molto rigide», nell’intento di «salvaguardare assolutamente le vittime». «L’atteggiamento della Chiesa in toto e dei singoli vescovi italiani è di piena adesione alle indicazioni che prima Benedetto XVI e ora Papa Francesco stanno dando». Inoltre sul ruolo del vescovo diocesano che si trovi a fronteggiare il caso di un suo sacerdote diocesano accusato di pedofilia, monsignor Galantino ha ribadito quanto già detto alla fine del Consiglio permanente. «Non è un pubblico ministero e non è un giudice. È però chiamato a prendersi cura e della vittima e del sacerdote. Non dimentichiamo che in molti casi i giudici, non la Chiesa o i vescovi, hanno dichiarato inconsistenti quelle accuse. Dunque ci vuole la massima vigilanza. Bisogna far emergere la verità – ha sottolineato Galantino –, ma non tutto può esaurirsi con una denuncia, bisogna fare di più. E bisogna dare atto che la Chiesa si sta muovendo in modo molto netto su questo fenomeno. È deprecabile che, per esempio, si mandi in onda già per la seconda, terza volta uno stesso servizio su un sacerdote coinvolto nello scandalo. Peccato però che non si dica che quel sacerdote è da anni sospeso a divinis».Le parole del vescovo sulla «priorità da accordare a lavoro e famiglia» hanno trovato eco anche in alcune dichiarazioni del presidente nazionale delle Acli, Gianni Bottalico, e del presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara. «Specie in una situazione – hanno detto – in cui il ceto medio arranca ed aumentano i poveri».
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