mercoledì 13 gennaio 2016
«Perché punisce una condizione, non un comportamento». Lo ha affermato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei in un'intervista a La7.
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“Il reato di clandestinità è un’abnormità. Perché punisce una condizione, non un comportamento”. Lo ha affermato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, rispondendo alle domande di Giovanni Floris nella trasmissione tv “DiMartedì” in onda il 13 gennaio. Intervista nella quale il segretario generale della Cei ha commentati diversi temi di attualità. Vediamo quali. Fenomeno dell'immigrazione Sul fenomeno dell’immigrazione in Italia, c’è “differenza tra percezione e realtà”, ha evidenziato monsignor Galantino, per il quale “la percezione nasce perché c’è un certo tipo di comunicazione, di approccio ‘di pancia’”. “La differenza tra percezione e realtà – ha continuato – non aiuta ad affrontare seriamente un problema che non è più un’emergenza”. “Mi fa specie – ha affermato il segretario generale della Cei – un politico che dica ‘il reato di clandestinità va abolito ma non possiamo farlo adesso perché scompenseremmo chissà che cosa’. Farebbe specie a chiunque un politico che prende le decisioni che riguardano le persone solo sulla base di quello che potrebbe semmai disturbare la gente”. I fatti di Vignola e l'integrazione Sui fatti recentemente accaduti a Vignola, per monsignor Galantino non si tratta di “bullismo, è delinquenza pura e semplice fatta da islamici o da italiani”. Incalzato se avesse un approccio laico, monsignor Galantino ha precisato: «Se per laico, intendiamo uso corretto della ragione e rispetto della verità e degli altri, io sono laico».Il segretario generale della Cei ha spiegato che “l’integrazione non è mai frutto di buonismo a buon mercato, l’integrazione vera è frutto di atteggiamento di accoglienza, mentalmente e anche di cuore”, perché “l’altro ha sempre qualcosa da dirmi e da darmi”. “La vera integrazione – ha precisato – è frutto di identità serie e reciprocamente riconosciute, che vanno armonizzate”. Monsignor Galantino ha ricordato di “come si possa stupidamente rinunciare alla propria identità”, ammonendo: “Quando noi presentiamo il vuoto gli altri lo riempiono con quello che hanno”. I fatti di Colonia e l'accoglienza in Europa“La violenza non è soltanto quella della Germania e non è soltanto quella del branco, del gruppo. C’è un problema di violenza sulle donne che non può essere derubricato a fatto di cronaca”. Il vescovo ha espresso “la solidarietà mia personale e di tutti quanti alle donne” e ha ricordato come “il 2015 si era chiuso con una Germania capofila di un progetto di accoglienza intelligente, d’integrazione ben studiato”. “Peccato si sia incominciato con un altro tipo di realtà”, ha proseguito monsignor Galantino, riferendosi ai fatti di Colonia. Per il segretario generale della Cei, “è difficile dare un giudizio. ‘Süddeutsche Zeitung’ e ‘Frankfurter Allgemeine Zeitung’ parlano di situazione provocata ma anche studiata”. “Bisogna vedere chi sta dietro a queste realtà, ma chiunque ci sia dietro – ha concluso mons. Galantino – è evidente che è una vergogna e non può essere subito attribuita agli immigrati come tali, agli islamici come tali”. La responsabilità dei politici “Il prete lo trovi subito, lo trovi vicino, è sempre disponibile. Il politico è difficile accostarlo”. “Al di là di scandali veri o presunti che ci sono stati in questi ultimi tempi e di cui ha dato conto la stampa – ha spiegato il vescovo – è tantissima la gente che cerca ancora il sacerdote”. “Ciò su cui veniamo interpellati più frequentemente – ha proseguito – è il tema delle relazioni affrante, che fanno fatica ad essere vissute in maniera piena, decorosa, sopportabile, dentro e fuori le famiglie”. Questo perché “ho l’impressione – ha evidenziato monsignor Galantino – che si sta pagando un prezzo eccessivamente forte all’egoismo, ognuno pensa di dettare legge sull’altro. E questo crea delle grandi conflittualità”. Il segretario generale della Cei ha rivelato che “sempre più frequentemente la gente viene a chiedere a noi quello che dovrebbe chiedere al Governo: il lavoro, la sicurezza”. Anche se negli ultimi tempi “c’è una volontà di fare una politica diversa”, serve “gente seria, che davvero sta con la gente”. C’è necessità che i politici “riprendano ad ascoltare le persone, a incontrarle non soltanto per fare promesse fuori posto e per tenere in piedi la clientela, ma per stabilire relazioni vere, reali e sincere”. Per il segretario generale della Cei, “molte volte abbiamo gente che promette e promette, sapendo benissimo di non poter mantenere”. “Ascoltate di più le persone – ha concluso monsignor Galantino rivolgendosi ai politici – e pensate che il vostro mandato è a termine, non può essere eterno”.
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