sabato 23 marzo 2013
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​Monsignor Giovanni Nervo sperimentò, proprio fra le rovine di Gemona e delle altre comunità del terremoto, la nuova Caritas. Quella della solidarietà materiale, ma anche morale, economica e politica. «Giunto immediatamente in Friuli nei primo giorni dopo il 6 maggio 1976, si accasò a Udine presso l’arcivescovo Alfredo Battisti, suo amico e condiocesano, e subito, con coraggio, fantasia pastorale e realismo partecipativo, intuite le necessità delle popolazioni terremotate del Friuli, prostrate dell’immane cataclisma, bisognose di speciali attenzioni e vicinanza quotidiana, ha saputo coinvolgere le diocesi italiane in una rete di solidarietà e di intervento materiale e spirituale esemplare e duratura», racconta monsignor Angelo Zanello, in quegli anni direttore della Caritas diocesana, dopo aver partecipato al coordinamento dei comitati di tendopoli. Sono nati proprio dal suo intuito preveggente e cordiale i gemellaggi fra 88 parrocchie terremotate e altrettante diocesi, con tutto quel seguito intreccio di relazioni, di legami, di amicizia, di visite, di scambi, di gesti semplici e solidali o di importanti interventi socio- politici che sono maturati dentro quell’esperienza. I gemellaggi non soltanto portarono continuativamente e per anni volontari e persone esperte a rispondere alle varie esigenze di una popolazione tanto provata, ma - ricorda ancora Zanello - furono veri e propri cenacoli e focolai di discussione e di pensiero dove si ragionò del processo di ricostruzione, si tennero vive le forti parole dell’arcivescovo Battisti a difesa dei più deboli, si articolarono i primi suggerimenti per una legge di ricostruzione che fosse una vera rinascita per il Friuli per le sue comunità e rilanciasse alcuni progetti che stavano alla base di una rivitalizzazione della piccola Patria». Tra questi progetti in particolare Nervo si spese perché la legge di ricostruzione prevedesse l’istituzione dell’Università del Friuli di Udine, per la quale Battisti aveva richiesto il coinvolgimento di tutta la gente friulana e di tutte le diocesi gemellate. Per favorire l’incontro della gente e la discussione sulle varie proposte di legge per la ricostruzione Nervo sollecitò le diocesi a donare subito a tutti i paesi, anche i più piccoli, un Centro della comunità, un prefabbricato che potesse rispondere a tutte le necessità di incontro di una comunità ecclesiale e civile. Quando ci fu la necessità di far sentire una pressione decisa e forte sul governo nazionale per i problemi che angosciavano i terremotati e i responsabili del Friuli sui grandi temi e le caratteristiche della ricostruzione da attuare, Nervo chiamò a raccolta tutte le diocesi gemellate e propose l’intervento delle singole chiese locali a sostegno delle richieste popolari e partecipative dei friulani. In questo Nervo espresse quella sua profonda fede fatta di carità operosa maturata in un cammino di ascolto della Parola di Dio, con occhio attento alle esigenze dei fratelli e con un senso alto della politica come coinvolgimento e partecipazione fattiva e responsabile, per cui solidarietà sia davvero un «farsi carico tutti di tutti». «Che Diu ti rindi il ben che tu meretis», «Che Dio ti renda il bene che ti meriti»: così lo saluta oggi il popolo friulano.
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