sabato 26 ottobre 2019
Il Papa sulla vicenda delle statuette indigene: esposte senza intenti idolatrici. Le scuse alle persone «che sono state offese».
Francesco: chiedo perdono per le statue gettate nel Tevere
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oi dobbiamo fare alleanza con la vita di Dio che si esprime in tutti questi popoli! Con la vita che tutti questi popoli indigeni difendono, difendendo la loro terra, l’acqua, la foresta, la nostra vita! Sono venuti qui chiedendo alleanza e invece queste persone vengono criticate e offese perché non si conoscono!... Padre, perdonali perché non sanno quello fanno!».

Parla con con la forza trascinante di donna di fede suor Inés Azucena Zambrano Jara, delle Suore Missionarie di Maria Immacolata e di santa Caterina da Siena mentre racconta il suo vissuto di religiosa accanto alle popolazioni indigene minacciate di morte. E il suo parlare veloce e appassionato zittisce finalmente la platea di giornalisti convenuti al consueto briefing in Sala stampa vaticana, strappando persino un applauso finale. La suora ha parlato di come lei e le sue consorelle da sempre accompagnano e lavorano a fianco degli indios e di quanto vivendo insieme hanno imparato, di come sia stata grande la sfida di lasciare da parte il personale protagonismo e lasciarsi arricchire da loro.

Suor Inés Azucena ha poi voluto sottolineare anche la presenza di tante donne al Sinodo che si concluderà domani. «Ci siamo sentite madri sinodali». «È stato un ambiente familiare, c’è stata molta vicinanza, molta fiducia, molta confidenza» ha proseguito la religiosa definendo il Sinodo «un ambiente di sinodalità, dove tutte e tutti siamo stati ascoltati». La suora colombiana si è detta infine colpita soprattutto dall’atteggiamento di papa Francesco, «dalla sua umiltà e dalla sua semplicità: è un uomo di Dio, e lo fa percepire agli altri».

La testimonianza della suora non è stata aggredita dai soliti taluni faziosi come invece era toccato ieri al giovane docente universitario peruviano che aveva cominciato il suo intervento, durante il consueto appuntamento informativo, salutando nella lingua del suo popolo e chiedendo solidarietà e di non indurire il cuore davanti alle gravi necessità dell’Amazzonia. Atteggiamenti certamente irresponsabili di chi non riesce o non vuole comprendere quanto queste persone, in particolare indigene, intervenute al Sinodo rischino peraltro non a parole la vita nella loro patria, considerata la persecuzione in atto verso leader indigeni e chi si oppone alle vessazioni opponendosi allo sfruttamento ambientale, un trend che è sempre più in aumento negli ultimi anni: dal 2017, solo in Brasile, si registrano più di 220 omicidi l’anno, in pratica quattro alla settimana. E proprio della necessità di «stare con questi popoli che stanno offrendo la loro profezia e ascoltare le loro vite sottoposte a minacce di morte» ha parlato anche padre Miguel Heinz, presidente di Adveniat rilevando l’importanza della loro testimonianza «capace di far ascoltare al Sinodo la loro voce, raccontando della grande pressione che stanno esercitando per rendere il mondo consapevole della loro situazione che ci riguarda tutti».

Sulle offese è intervenuto nel pomeriggio il Papa stesso: «Come vescovo di questa diocesi chiedo perdono alle persone che sono state offese». Lo ha detto alla fine della preghiera del Sinodo riferendosi a quanto avvenuto nei giorni scorsi, quando alcune statuette raffiguranti donne indigene incinte erano state prelevate dalla chiesa di Santa Maria in Traspontina e gettate nel Tevere. Un furto che, come era già stato evidenziato dal prefetto della comunicazione Ruffini, «contraddice lo spirito di dialogo che dovrebbe invece animare tutti». Le statuette – ha affermato Francesco – «hanno creato tanto clamore mediatico» e «sono state trovate e non sono danneggiate» sottolineando come siano state esposte «senza intenzioni idolatriche». Quanto al futuro della statuette – ha aggiunto il Pontefice – «Il comando dei Carabinieri sarà ben lieto di dare seguito a qualsiasi indicazione circa la modalità di pubblicazione della notizia e per le altre iniziative che si vogliono prendere a riguardo. Ad esempio, riferisce il comandante, “l’esposizione delle statue durante la Santa Messa di chiusura del Sinodo”. Si vedrà. Io delego il segretario di Stato che risponda a questo».

Il furto

La rivendicazione

Il commento di Mauro Leonardi



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