giovedì 16 ottobre 2014
I coniugi Bovani: stile e parole nuove, anche per i lontani.
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«È bello che questo nuovo atteggiamento di apertura, di accoglienza e di misericordia stia facendo svanire quel clima da cittadella assediata che troppo spesso abbiamo vissuto quando parliamo di valori della famiglia. Ma con la contrapposizione intollerante, con la guerra di trincea non si può fare evangelizzazione. L’annuncio, soprattutto quello che mette in primo piano l’amore e la tenerezza, richiede la simpatia, la fraternità e il sorriso dell’incontro fraterno». Umberto e Maria Grazia Bovani seguono passo dopo passo le cronache del Sinodo, valutandone l’impatto da un osservatorio privilegiato. Anzi da due. Accanto al loro centro di spiritualità familiare al santuario di Boves (Cuneo), attivo ormai da oltre un decennio, hanno da qualche tempo avviato con la Comunità Madonna degli Angeli che aderisce al circuito dei Cvx, il centro di spiritualità ignaziana per famiglie a San Mauro Torinese, dove la Compagnia di Gesù ha affidato loro una casa per esercizi con l’obiettivo di farne un approdo privilegiato per le coppie. Perché a vostro parere le analisi del Sinodo servono per spezzare il clima da cittadella assediata? Al di là di quanto riportato da alcuni media, ci pare di cogliere un clima positivo che nasce dalla consapevolezza di voler davvero imprimere una svolta alla pastorale familiare. Aver concentrato il discorso sulla coppia, sia a livello di preparazione al matrimonio, sia come richiesta di un accompagnamento spirituale più specifico, appare davvero una scelta importante. Uno stile di annuncio che potrebbe risultare vincente anche nei confronti delle famiglie lontane, oltre i confini della 'cittadella'? Certo, dobbiamo trovare una modalità che vada bene a tutti, praticanti e tiepidi. Dobbiamo riuscire a spiegare che la vita familiare è una ricchezza per tutte le coppie. E per fare questo dobbiamo ripartire dalla coppia stessa, lavorando sulle dinamiche interne e sull’ascolto reciproco, puntando a migliorare complicità e intimità tra i coniugi. Se non facciamo tutto il possibile per arricchire la vita della coppia rischiamo di destabilizzare la famiglia. Preparazione al matrimonio, fidanzati sempre più 'anziani', coppie già conviventi: come regolarsi? Con lo sguardo della misericordia che si applica, senza differenze, laddove ci sono problemi e dove, soprattutto, ci sono persone, quasi sempre già adulte e ricche di esperienza, che chiedono di essere accolte e comprese, prima che giudicate. Anche le coppie conviventi chiedono questa accoglienza? Certo, anche se dobbiamo dire con franchezza che chi arriva ai nostri incontri ha già maturato la convinzione di dover fare un passo in più. Le coppie che noi vediamo ci mostrano che la convivenza, se vissuta in modo serio e responsabile, può anche diventare una via per far crescere la qualità della vita a due, in vista del matrimonio. Non c’è il rischio che si finisca per prendere una scorciatoia che privilegia la superficialità di un rapporto a 'tempo limitato'? Oggi che tutte le relazioni devono confrontarsi con un clima di frammentarietà, chi sceglie di convivere compie una scelta esistenziale aperta alla crescita, una scelta che comunque, magari in modo non ortodosso, contrasta con l’individualismo dominante. Si tratta comunque di un gesto coraggioso. Non è un modo troppo comodo per giustificare scelte comunque problematiche, almeno dal punto di vista morale? Ma se su dieci fidanzati, oltre la metà – e talvolta le percentuali sono anche più elevate – sono conviventi, cos’altro potremmo fare? Mandare via tutti? E questo sarebbe un atteggiamento conforme all’amore di Cristo? Dobbiamo mettere in luce il positivo che comunque c’è, accogliendo le persone nella loro esperienza concreta e spiegando loro che anche questa dev’essere una strada di crescita nella fedeltà.
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