venerdì 20 febbraio 2015
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«Don Giussani realmente voleva non avere per sé la vita, ma ha dato la vita, e proprio così ha trovato la vita non solo per sé, ma per tanti altri. (...) Servendo così, dando la vita, questa sua vita ha portato un frutto ricco – come vediamo in questo momento – è divenuto realmente padre di molti e, avendo guidato le persone non a sé ma a Cristo, ha guadagnato i cuori, ha aiutato a migliorare il mondo, ad aprire le porte del mondo per il cielo». Le parole pronunciate davanti a 50mila persone radunate a Milano in piazza del Duomo e in Cattedrale dal cardinale Joseph Ratzinger durante l’omelia per i funerali di don Giussani, morto il 22 febbraio 2005, raccontano di un’eredità viva e che a dieci anni dalla morte del fondatore di Comunione e Liberazione continua a portare frutto. Accade in Italia, dove il movimento è nato e ha mosso i suoi primi passi sessant’anni fa, e in tanti Paesi del mondo, con una diffusione che colpisce per la sua trasversalità geografica, anagrafica, culturale e sociale. Il video “La strada bella”, realizzato facendo sintesi tra 603 filmati inviati da 43 Paesi di ogni continente, ne fornisce decine di testimonianze tanto brevi quanto significative. Si comincia con un mungitore che racconta di avere imparato da Giussani che chi ha scoperto il tesoro della fede cristiana «dovrebbe andare in giro per tutto il mondo a raccontarlo a tutti, ma può farlo anche stando lá dove Cristo lo ha messo», in una stalla del Cremonese. E si dipana con una serie di istantanee che vanno dalla Sicilia a San Paolo del Brasile, passando per Miami, Manila, l’Uganda, l’Australia, la Siberia, Taiwan, New York, fino a un impianto petrolifero dell’Iraq dove quattro amici si radunano ogni mattina a recitare l’Angelus prima di cominciare a lavorare. Operai e insegnanti, madri di famiglia e imprenditori, ragazzini e novantenni, pezzi di quel popolo nato dal carisma di una persona appassionata all’umanità di tutti e che ha speso la vita testimoniando come il cristianesimo risponde al desiderio di felicità che abita nel cuore di ciascuno. Il 7 marzo, in occasione del decimo anniversario della morte di Giussani (di cui è stata chiesta l’apertura della causa di beatificazione) e per i sessant’anni dall’inizio del movimento, i ciellini saranno ricevuti in udienza dal Papa. Sarà il primo incontro pubblico, in vista del quale si stanno organizzando treni speciali e pullman. In una lettera scritta nei giorni scorsi il presidente della Fraternità di Cl, Julián Carrón, sottolinea che «andiamo a Roma non per un incontro celebrativo, ma solo per il desiderio di imparare da papa Francesco come essere cristiani in un mondo in così rapida trasformazione. Vi prego di chiedere ogni giorno alla Madonna che ciascuno di noi possa essere pronto a ricevere ogni indicazione che il Papa ci darà per poter continuare a vivere sempre di più il carisma che ci ha afferrato, affinché si possa compiere lo scopo per cui lo Spirito lo ha suscitato in don Giussani: rendere presente in ogni periferia – cioè in ogni ambiente di vita – il fascino di Cristo, la sua attrattiva unica, attraverso la materialità della nostra esistenza». Di questa "attrattiva", che ha raggiunto anche tanti laici e persone appartenenti ad altri "mondi" religiosi (vedere box in questa pagina), è stato testimone per molti anni Alberto Savorana, portavoce del movimento e autore della monumentale biografia del fondatore Vita di don Giussani (Rizzoli), che ha venduto decine di migliaia di copie ed è ora disponibile anche in edizione economica e in formato ebook: «Nelle 130 presentazioni del libro fatte in Italia, con la partecipazione di intellettuali, docenti universitari, giornalisti, imprenditori, ecclesiastici, mi ha colpito il fatto che quasi tutti hanno parlato di don Giussani al presente, come se non stessero commemorando un morto ma avessero incontrato qualcosa di pertinente alla loro vita, prima che un pensiero e un insegnamento. Un’attrattiva che, a dieci anni dalla sua nascita al Cielo, continua a muovere le persone, anche quelle che non lo hanno mai incontrato». Come le tre ragazze che nel video La strada bella se ne vanno in bicicletta a Macapá, sulle sponde del Rio delle Amazzoni, e raccontano: «Da qui passò don Giussani, in uno dei primi viaggi che fece in Brasile. Dopo trent’anni il suo carisma è arrivato fino a noi. Non lo abbiamo conosciuto personalmente, ma lo consideriamo come un padre».
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