sabato 7 maggio 2016
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ISTANBUL Dopo la nuova prova di forza del presidente della Repubblica turca, Recep Tayyip Erdogan, adesso l’Europa inizia a preoccuparsi. La prima conseguenza delle dimissioni forzate del premier Ahmet Davutoglu, messo alla porta in meno di 48 ore, potrebbe essere la ridiscussione dell’accordo sui migranti, se non addirittura la sua brusca interruzione. Bruxelles ha potuto fare poco contro quella che sembra una decisione unilaterale del capo dello Stato, se non esprimere il proprio riconoscimento al primo ministro uscente. «Davutoglu – ha detto il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz – era un interlocutore estremamente affidabile e costruttivo». Il presidente della Repubblica, ha già fatto capire che da ora in avanti si dovrà trattare con lui e che potrebbe non essere un’impresa facile. Il primo ostacolo è la legge antiterrorismo, che la Turchia non intende cambiare, perché sono già state prese tutte le misure necessarie. La riforma, però, fa parte dei provvedimenti che la Mezzaluna dovrebbe prendere per accedere alla liberalizzazione dei visti. Dato l’irrigidimento, ora, anche quest’ultima rischia di essere rimandata, con tutte le conseguenze del caso per quanto riguarda l’accordo sui migranti, già partito non sotto le migliori aspettative. Il presidente, che aveva considerato scarsi i risultati portati a casa da Davutoglu, potrebbe decidere di mettere il cancelliere tedesco Angela Merkel con le spalle al muro e rinegoziare le condizioni. Il portavoce di quest’ultima, Georg Streiter, però, ha sottolineato: «Non è un patto tra l’Ue e il signor Davutoglu », dato che «l’Ue e la Germani adempiranno in futuro a tutti i doveri concordati» ci attendiamo «lo stesso anche da parte turca». Se con l’Europa Erdogan è determinato a fare quello che vuole, in Turchia si comporta ormai da tempo da padrone assoluto. Il gruppo editoriale che editava il quotidiano Zaman e l’agenzia stampa Cihan Haber è stato chiuso. Le testate, appartenenti a Fethullah Gulen, a capo della fazione della destra islamica contrapposta a Erdogan, erano già finite in amministrazione controllata a marzo, diventando filo governativi. Sempre ieri, di fronte al tribunale di Istanbul, il direttore del quotidiano Cuhmuriyet, Can Dundar, è stato vittima di un tentato omicidio. Il reporter si stava recando al processo, in cui era imputato per spionaggio dopo lo scoop sul traffico di armi in Siria. Il giudice l’ha condannato a 5 anni e 5 mesi. Sentenza dura – cinque anni di carcere – per il caporedattore Erdem Gul. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il presidente Recep Tayyip Erdogan (Epa)
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