In vista del convegno di giovedì e venerdì con i vescovi del Meridione, Napoli ha ospitato un incontro di studio sulle sfide che chiamano i credenti a rinnovare il loro impegno. Il sociologo gesuita Pizzuti: questa terra ha bisogno di una Chiesa che illumini cammini di liberazione, per promuovere il Regno di Dio, ispirando nuove solidarietà e lottando contro le ingiustizie.Il significato dell’iniziativa è già nel titolo. «Vent’anni dopo il documento Cei Chiesa e Mezzogiorno» Napoli ieri ha ospitato un incontro di studio sulle contraddizioni, i cambiamenti, le trasformazioni economiche, sociali e religiose, che hanno segnato il tempo trascorso. Organizzato dall’Istituto italiano di Studi filosofici, che lo ha ospitato, dall’Istituto di Studi e Ricerche Sociali e dal portale Mondo Cattolico Napoli, l’incontro è stato pensato in preparazione al convegno «Chiesa del Sud. Chiese del Sud» del 12 e 13 febbraio, che riunirà i vescovi delle cinque regioni meridionali. Moderati da padre Domenico Pizzuti docente emerito di sociologia e presidente dell’Istituto di studi e ricerche storiche e sociali, Isers, i partecipanti hanno sottolineato che la Chiesa, in particolare modo al Sud, non può prescindere dall’annuncio e dall’evangelizzazione. «È legittimo aspettarsi dalla Chiesa – ha affermato Giacomo Di Gennaro, docente di sociologia all’Università Federico II – la promozione articolata e pervasiva sul piano dell’etica, una pastorale che nelle Chiese riesca a produrre distacco tra ethos criminale e civile». Ma la Chiesa è «l’unica istituzione affidabile sul territorio? – ha domandato padre Pizzuti riflettendo i vari ruoli che possono essere affidati al suo impegno. È dunque «agenzia di socializzazione religiosa e sociale, o profezia di liberazione che, smascherando i miti ed i vincoli sia della tradizione sia del modernismo, annuncia e promuove il Regno di Dio che affratella, responsabilizza, libera e costruisce nuove solidarietà che superano le disuguaglianze sociali?». Nell’ultimo ventennio «nulla è cambiato anzi qualcosa è peggiorato» secondo Mario Rusciano, docente di diritto del lavoro alla Federico II. Il Sud è afflitto sempre da gravissimi problemi del lavoro ed economici, manca il tessuto industriale e da questa assenza deriva una serie di problemi concatenati di cui il resto dell’Italia non sembra accorgersi più. È proprio il contrario dell’idea auspicata dal documento Cei del 1989: «Il Paese non crescerà se non insieme» – sottolineava allora il testo–. «Un’idea che oggi è completamente rovesciata. In pratica la questione meridionale, quella che il documento poneva e che il prossimo convegno intende riproporre, è stata messa da parte ed il Mezzogiorno «abbandonato a se stesso» ha puntualizzato Marco Musella, docente di economia politica all’Università Federico II. Oggi come allora però la comunità ecclesiale ha un ruolo molto importante. «La Chiesa – ha aggiunto Musella – sul fronte politico può insistere per riprendere il pensiero del Paese che cresce insieme. Importante in questo senso l’infrastrutturazione sociale del Sud, cioè la costruzione di reti di fiducia, e la lotta alla criminalità, erodendo la cultura e i valori su cui si poggia la criminalità. La costruzione della cultura vale più degli eserciti». Per il sacerdote Andrea Milano, docente di storia del cristianesimo, il meridionalismo si può fare «educando seriamente il popolo di Dio, a cominciare dal clero». Quello che fa il Seminario Campano interregionale da cui il rettore padre Vittorio Liberti vede una Chiesa che si deve impegnare in rinnovamento e formazione. Confidare nei segni di novità e di speranza è stato l’invito di Giovanni Laino, docente di politiche urbane che ha auspicato un impegno riformatore capace di superare istanze intimistiche ed individualiste.