giovedì 31 ottobre 2019
L'invito del cardinale Piacenza, penitenziere maggiore, ai fedeli e ai sacerdoti, per potere attingere «al tesoro della misericordia della Chiesa, attraverso l’indulgenza applicabile anche ai defunti
Un sacerdote al confessionale

Un sacerdote al confessionale

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Un doppio accorato invito. Rivolto a tutti per una preghiera di suffragio per le persone care che non sono più su questa terra. E ai sacerdoti per dedicarsi con «particolare zelo» all’ascolto delle Confessioni in questi giorni dedicati ai santi e alla commemorazione di tutti i defunti. Lo lancia il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore, in una Lettera diffusa in vista della solennità di Ognissanti.

Per il cardinale Piacenza, in questi «giorni santi», sia nella riflessione personale sia nella preghiera, «siamo chiamati ad attingere copiosamente all’inesauribile tesoro della Comunione, che ha una sua particolare declinazione nella realtà dell’indulgenza». Infatti attingere «al tesoro della misericordia della Chiesa, attraverso l’indulgenza, «applicabile a se stessi o ad un fedele defunto», significa anche «rinnovare la propria fede attraverso il sacramento della Riconciliazione, la Comunione sacramentale ricevuta con le debite disposizioni e la professione del Credo della Chiesa, unitamente alla preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice». Con questi gesti, «semplici e concreti», ciascun fedele «riafferma la propria piena comunione con la Chiesa, rinnovando l’accoglienza di tutti i beni spirituali e soprannaturali, che da tale partecipazione derivano».

L’indulgenza poi, ricorda il cardinale Piacenza, è una «declinazione efficace ed accessibile» della fede nella nella «comunione dei santi», che «dona un respiro largo alla nostra esistenza terrena», e «ci ricorda, con straordinaria efficacia, che le nostre azioni hanno un valore infinito, sia perché sono azioni umane - e solo l’uomo è capace di compiere gesti autenticamente liberi -, sia perché, in questo caso specifico, sono azioni umane che hanno un valore soprannaturale».

«Andiamo, anzi corriamo al confessionale in questi giorni santi», è l’esortazione del cardinale penitenziere. Con l’appello ai sacerdoti ad essere disponibili. «Sia generosa sempre, ma in particolar modo in questi giorni santi, – scrive il porporato – la disponibilità dei confessori; l’ascolto generoso e buono e la partecipazione orante a questo lavacro di rigenerazione, che fa scendere sulla Chiesa una pioggia di grazia, avrà meriti infiniti» davanti al Signore.

Anche perché «si possono acquistare più meriti in ore e ore di confessionale, che in tante riunioni “organizzative” delle quali tutti conosciamo l’utilità e l’esito». Infatti «in questi giorni, in confessionale, quante occasioni di consolazione, di incoraggiamento, quante lacrime si possono asciugare, quali provvide occasioni per poter illustrare la realtà della vita eterna, per stimolare al perdono, alla tenerezza nelle opere di misericordia, per far comprendere il senso del quotidiano pellegrinare». Ecco quindi l’appello ai sacerdoti a mettere «tutto il cuore nel ministero dell’ascolto, della consolazione, dell’orientamento, del perdono».

Secondo il cardinale Piacenza, infine, i giorni che ci attendono devono essere «un’autentica esperienza di rinnovamento spirituale, nella quale, riscoprendo la verità della nostra fede, declinata anche nella semplicità degli atti che la tradizione spirituale suggerisce, possiamo vedere aperto il nostro cuore ad accogliere, ancora e sempre, quei doni di grazia che lo Spirito sempre elargisce alla Chiesa». Con la certezza che «anche l’impegno che le opere di misericordia possono comportare porterà frutto abbondante nelle nostre esistenze personali, nella vita della Chiesa e per il bene del mondo».

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