venerdì 20 maggio 2016
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Cinquanta docenti di varie facoltà pontificie e statali a confronto con esperti di pastorale familiare e con esponenti dell’associazionismo familiare sull’Amoris laetitia. La nuova tappa del lungo percorso sinodale, avviato nell’autunno del 2013 e passato attraverso due consultazioni universali e due Sinodi dei vescovi, è stata voluta dall’Ufficio Cei per la pastorale della famiglia. Domani, a 'Villa Vecchia' di Monteporzio Catone (Roma), in una struttura sequestrata alla criminalità organizzata, sarà il segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino, ad aprire i lavori. Poi gli esperti si divideranno in tre gruppi (teologia speculativa, teologia pratica e scienze umane) per offrire, ciascuno sulla base delle proprie competenze e della propria sensibilità, una lettura dell’Esortazione postsinodale. «Il Papa ci chiede una svolta pastorale, un cambio di passo che dobbiamo mettere a pun- to insieme. Ecco perché serve una nuova alleanza tra riflessione teologica, prassi pastorale e formazione nei seminari. Da qui l’idea di proporre questo incontro allargato», osserva il direttore dell’Ufficio Cei per la famiglia, don Paolo Gentili. Tanti i passaggi dell’Amoris laetitia che richiedono un approfondimento, un supplemento di riflessione. Non si tratta di chiarezza insufficiente, ma di novità che impongono uno sguardo teologico diverso. Un esempio tra i tanti: «Al numero 122 – riprende don Gentili – il Papa spiega che non si deve 'gettare sopra due persone limitate il tremendo peso di dover riprodurre in maniera perfetta unione che esiste tra Cristo e la sua Chiesa'. Ma la teologia nuziale a lungo ha fatto ricorso a questo parallelismo. E ora? Si tratta evidentemente di ripensare questo, come altri aspetti che il Papa 'scombina' con il suo documento». Basti pensare alle cosiddette esclusioni liturgicopastorale per le persone divorziate in nuova unione. Il Papa chiede di verificare quali e come possono essere superate. E anche questa si prospetta una sfida non da poco. «Insomma, servono nuove competenze per accompagnare, integrare, leggere dentro la storia delle persone. Se vogliamo dare attuazione concreta alle indicazioni del Papa – prosegue il direttore dell’Ufficio famiglia – dobbiamo immaginare una preparazione diversa anche per gli operatori pastorali, ma anche per l’aiuto da famiglia a famiglia. La necessità, per esempio, di esaminare caso per caso non significa ridursi ad una casistica relativizzante, ma seguire con attenzione ancora maggiore la logica dell’incarnazione. E, dobbiamo riconoscerlo, non ci siamo abituati». Luciano Moia © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Sinodo sulla famiglia (Siciliani)
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