giovedì 10 agosto 2017
Nella diocesi di Byumba un nuovo monastero per accogliere le vocazioni sempre più numerose
Le clarisse fioriscono in Ruanda
COMMENTA E CONDIVIDI

In tempi di penuria vocazionale, le clarisse registrano un aumento di “chiamate” in Ruanda, tanto che nel monastero inaugurato a Kamonyi l’11 agosto 1985 vivono ben 45 claustrali discepole di santa Chiara. Alcune consorelle hanno avviato un’altra comunità in Burkina Faso, mentre sette hanno raggiunto il monastero di Matelica, nelle Marche. Insomma, una fioritura, tanto che l’abbadessa Maria Letizia Mukampabuka con la sua comunità ha deciso di fondare un nuovo monastero con annessa una foresteria per chi vuole raccogliersi in preghiera insieme alle contemplative a Nyinawimana, nella diocesi di Byumba. Il vecchio monastero non è infatti più in grado di accogliere le giovani ruandesi che sempre più numerose chiedono di poter abbracciare la regola clariana. Il vescovo di Byumba, Servilien Nzakamwita, ha dato l’assenso per accogliere nella sua diocesi una decina di clarisse sulla collina di Nyinawimana, dove fino al 1994 c’erano i frati francescani.

Il progetto «Non di solo pane vive l’uomo» viene sostenuto dalla onlus Kwizera, che nel Paese africano opera in ambito sociale ma che ha deciso di appoggiare questa iniziativa e farla conoscere a tutte le associazioni italiane attive in Ruanda e agli Uffici mis- sionari delle diocesi di Milano, Torino, Verona, Como, Brescia, Trento e Lucca, inviando loro una lettera. «È una sfida che non dovrebbe lasciare indifferenti le tante associazioni e gruppi che nella diocesi di Byumba operano da anni in diverse iniziative di carattere sociale nei più diversi ambiti, perché anche la missione contemplativa e di preghiera delle clarisse merita un convinto sostegno, al pari delle tante opere fin qui portate a termine in loco», evidenziano i responsabili dell’associazione Kwizera, che ha destinato al progetto il 5% dei fondi destinati al Ruanda.

«Confidiamo che questo nostro esempio possa essere condiviso anche dalla tante associazioni italiane e straniere attive nella diocesi, in modo che il piccolo contributo di ognuno possa consentire a far fronte a un impegno finanziario importante per una grande realizzazione», auspicano. Nel frattempo le monache si mantengono con la vendita di paramenti liturgici, icone e miele. Fra loro anche suor Chiara Giuseppina Garbugli, originaria di Urbino, da due anni vicaria e già abbadessa della comunità che ha fondato con suor Miriam oltre 30 anni fa, partendo da Assisi. Non ha più lasciato la terra africana, se non nel ’94 a causa della guerra civile; ma è tornata di nuovo per far ripartire il convento saccheggiato. E da quella distruzione sono nati frutti abbondanti.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: