sabato 11 aprile 2015
​Si apre la Bolla di indizione del Giubileo straordinario della misericordia.
La Porta e il Volto di Stefania Falasca
IL TESTO | BRANI SCELTI DELLA BOLLA | IL DOSSIER
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«Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre»: con queste parole si apre la Bolla di indizione del Giubileo straordinario della misericordia letta – per brani scelti, che riportiamo integralmente nel sito, oltre al documento integrale – durante i primi Vespri della Domenica della Divina Misericordia (che cade nella prima domenica dopo Pasqua, o «in albis») celebrati dal Papa in San Pietro. Il documento che traccia le linee e le indicazioni per l’Anno Santo, il cui inizio è fissato l’8 dicembre nel 50° anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, porta la firma di Francesco e già nel titolo «Misericordiae vultus» – che ricalca le prime parole del testo – include un’icona proposta alla vita del cristiano, invitato a contemplare e imitare quel Volto sul quale durante il Giubileo il Papa chiede di «tenere fisso lo sguardo». L’immagine del volto – «abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia», che «è fonte di gioia, di serenità e di pace», scrive il Papa – si affianca a quella della porta, che fisicamente i credenti saranno invitati a varcare sia a Roma con la Porta Santa in San Pietro, in Laterano e nelle altre basiliche papali, sia «in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli, oppure nella Concattedrale o in una chiesa di speciale significato», o ancora «nei santuari». Si tratta in tutti questi casi di una «Porta della Misericordia» da attraversare assumendo l’impegno di una vera conversione alla misericordia così come ci è insegnata nella persona di Gesù Cristo: «La missione che ha ricevuto dal Padre – spiega Bergoglio – è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienezza». Infatti, si legge ancora nella Bolla, «l’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia». Di più: «La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole». Il Papa, come suo costume, propone un esame di coscienza: «Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia». La sua analisi si fa stringente: «La tentazione di pretendere sempre e solo la giustizia ha fatto dimenticare che questa è il primo passo, necessario e indispensabile, ma la Chiesa ha bisogno di andare oltre per raggiungere una meta più alta e più significativa». E questa meta è molto chiara: «La prima verità della Chiesa è l’amore di Cristo». Di conseguenza «dove la Chiesa è presente, là deve essere evidente la misericordia del Padre». Come si fa? «Nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia». Il Papa è ancora più esplicito quando afferma che è suo «vivo desiderio» che «il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale», ricordando che l’esperienza dell’Anno Santo non è solo individuale ma ha anche un indispensabile risvolto ecclesiale e pubblico. Quello che conta, nel cuore del Papa, è che «la parola del perdono possa giungere a tutti e la chiamata a sperimentare la misericordia non lasci nessuno indifferente». L’invito alla conversione che nasce dal Giubileo dunque non esclude nessuno, anzi, «si rivolge con ancora più insistenza verso quelle persone che si trovano lontane da Dio per la loro condotta di vita». Davvero nessuno si deve sentire tagliato fuori, neppure coloro i quali «appartengono a un gruppo criminale, qualunque esso sia», o le persone «complici di corruzione». Ma il messaggio della misericordia si estende anche alle altre religioni, in quanto «ci relaziona all’Ebraismo e all’Islam che la considerano uno degli attributi più qualificanti di Dio». Infine l’invito a lasciarsi «sorprendere da Dio» perché Egli «non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore».

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