venerdì 7 luglio 2017
L'ultimo saluto a Roma al portavoce di San Giovanni Paolo II. Parla il cardinale che fu segretario di Wojtyla: tra loro dialogo in totale libertà.
Dziwisz: Navarro-Valls, uomo di fiducia del Papa
COMMENTA E CONDIVIDI

«Uomo di fiducia del Papa». Praticamente un «amico», oltre che un «prezioso collaboratore». Il cardinale Stanislaw Dziwisz, per anni al fianco di Giovanni Paolo II come suo segretario personale, ha conosciuto bene Joaquín Navarro-Valls. E non è uno che distribuisca giudizi a cuor leggero. La sua testimonianza sul direttore della Sala Stampa vaticana morto mercoledì (questa mattina alle 11, i funerali nella Basilica di Sant’Eugenio a Roma, presieduti da monsignor Mariano Fazio, vicario generale della prelatura dell’Opus Dei) ha dunque un valore particolare. «Ho perso anch’io un amico – dice al telefono dalla Polonia –. Ricordo con commozione l’ultimo incontro, un anno fa. Ma negli ultimi tempi ci eravamo sentiti spesso. Mi chiamava lui. Talvolta gli telefonavo io. Tra noi era rimasto tanto affetto».

Lei è stato testimone privilegiato del rapporto speciale tra san Giovanni Paolo II e Navarro. Come lo definirebbe?

Navarro era l’uomo di fiducia del Papa. Molto competente nel suo lavoro, dotato di grande senso di responsabilità. Sempre riferiva al Papa le cose nella loro oggettività. Io penso che si possa parlare, nel loro rapporto, di una vera a propria amicizia.


Su che cosa basa questa convinzione?

Su molti elementi, ma soprattutto era un’amicizia che si esprimeva durante le vacanze in montagna. Navarro ha sempre accompagnato il Santo Padre e lui desiderava la sua compagnia. Erano occasioni per parlare sia della vita della Chiesa, sia delle diverse situazioni del mondo. Joaquín condivideva le notizie e i suoi giudizi con il Papa e ascoltava attentamente ciò che il Santo Padre pensava delle diverse questioni. Così era sempre in grado di riferire con esattezza il pensiero di Giovanni Paolo II. Gli è stato accanto fino alla fine, specie negli ultimi tempi della vita quando il Papa era molto malato e lui come medico comprendeva meglio di altri collaboratori le sue condizioni.

Perché Giovanni Paolo II scelse proprio lui?

Perché lo conosceva bene come giornalista e ne apprezzava la grande professionalità. Sapeva inoltre che aveva una certa conoscenza anche del mondo dell’Est Europa. Infine aveva avuto modo di saggiare la spiritualità profonda dell’uomo, che non era solo un ottimo professionista dell’informazione, ma anche, nello stesso tempo, un uomo di Dio e non solo per l’appartenenza all’Opus Dei. Io stesso ho visto che ogni giorno Navarro trovava il tempo per la meditazione e la preghiera e che partecipava sempre alla Messa.

Si è sempre sottolineata la grande sintonia con il Papa. Ma c’è stato, a sua conoscenza, qualche momento di divergenza di opinioni?

Posso dire che il colloquio e lo scambio di idee avvenivano sempre in totale sincerità, da entrambe le parti. Navarro-Valls cercava di presentare al Papa le cose nella loro realtà e riceveva risposte franche o anche quelle che lui stesso chiamava vere e proprie 'illuminazioni'. In tutte le materie.

Che frequenza aveva il rapporto tra il Papa e il suo portavoce?

Si sentivano molto spesso, ma senza schemi fissi. Navarro informava il Papa degli avvenimenti, quando ce n’era bisogno. E riceveva dal Papa le notizie da diffondere e i giudizi sugli eventi del mondo. Tra loro c’era piena sintonia, perché nei momenti di dubbio, il portavoce poteva sempre rivolgersi al Papa e domandare chiarimenti o avere conferma delle sue opinioni.

Come è stato il rapporto tra voi due?

Abbiamo avuto sempre un buon rapporto di amicizia. Anch’io ne apprezzavo la competenza, la spiritualità e la grande riservatezza.



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: