martedì 7 luglio 2020
Il responsabile dell'Avvenire di Calabria, inserto diocesano di Avvenire, riflette sulle chance dell'uso delle reti sociali per l'evangelizzazione e i media cattolici dopo la lezione della quarantena
Dopo il Covid, per la Chiesa una svolta nell'uso dei social
COMMENTA E CONDIVIDI

I settimanali diocesani hanno davanti un cambiamento epocale. L’emergenza Covid, infatti, ha accelerato il processo di disruption già in corso nei media, ma questa accelerazione non è un dramma, semmai un’opportunità che – pur richiedendo una fatica – assicura una svolta: quella della digitalizzazione. Un settimanale diocesano non può più accontentarsi della carta: ci sono altri luoghi, relazioni, sfide editoriali che meritano di essere intraprese dalla Chiesa, affiancandole all’edizione cartacea. Certo, i vescovi sono chiamati a riscoprire il loro modo di essere editori e devono avere coraggio profetico: investire per digitalizzare i propri settimanali. Non solo per una banale questione di modernità, è soprattutto una sfida pastorale, l’unica che – se ben strutturata – permette di collegare tutti gli sforzi ecclesiali per raggiungere giovani e adolescenti. Proprio i ragazzi, durante il lockdown, hanno sposato la tendenza del Social Gaming abitando il social network Twitch, che permette di incontrarsi e scambiare opinioni al di là del videogame. Anche questa è una realtà da tenere in considerazione in un piano editoriale diocesano. Serve, però, una strategia, da formulare ad ampio respiro, ad esempio con una radice comune per tutti i settimanali diocesani: forse è il caso di pensare a un piano editoriale nazionale, per meglio articolare le presenze mediatiche digitali attraverso la rete dei giornali cattolici. Dopo il Covid è necessario proporre un progetto ricalibrato alla luce dell’emergenza e che, con coraggio, disegni un serio investimento per una rinnovata presenza digitale dei media cattolici. Da questo punto di vista i dorsi di Avvenire sono avvantaggiati, perché la redazione centrale è la casa comune che può diventare regia di questo processo di sviluppo e di cambiamento.
Non si tratta di una rivoluzione dei contenuti ma dei modi. Chi quotidianamente è immerso nel mainstream ed è artigiano delle notizie ha soltanto bisogno di aggiornare le proprie competenze e acquisire confidenza con i nuovi strumenti. Non è sempre vero che il moltiplicarsi dei canali assorbe più energia e tempo: l’Intelligenza artificiale aiuta a gestire e governare tutti i processi alla base della comunicazione digitale, ma bisogna conoscere questo mondo per poterlo navigare. È indispensabile imparare a dirigere l’orchestra per sincronizzare gli strumenti. Invece talora si assiste a una sorta di spray and pray: le redazioni che diventano fabbriche di link da sparare su tutti i social, interpretando questi ultimi come se fossero un unico ambiente con un’unica community. Invece ciò che premia è la doppia personalizzazione: del contenuto rispetto all’utente, e del formato rispetto al media.
Per affrontare e sopravvivere al post–Covid serve una spiritualità da laboratorio: sperimentare per costruire nuove strade (digitali) per il Vangelo. L’idea, però, deve diventare proposta. Questo laboratorio costruiamolo davvero.
Responsabile de «L’Avvenire di Calabria»

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: