mercoledì 19 dicembre 2012
Prende il nome dalla casa di accoglienza fondata da don Benzi il terzo volume delle «Storie di Natale» scritte dal vescovo di Rimini, Lambiasi per i bambini. Al centro proprio «il prete con la tonaca lisa»​
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​Enrico, Arnaldo, Rosina, Luciana, il vecchio Johnny e Maddalena sono i barboni della stazione. Quelli che don Oreste Benzi chiama "fratellini" e "sorelline". Per loro non c’è posto da nessuna parte, neanche a Natale. Ma non avevano fatto i conti con il cuore grande del "prete con la tonaca lisa" che gli spalanca le porte della sua chiesa. E sogna. Come un novello Samuele, sente per tre volte la chiamata di Dio e il sogno si trasforma nell’idea di aprire una casa di prima accoglienza per barboni, che nel 1987 diventerà realtà a pochi chilometri da Rimini con il nome di «La capanna di Betlemme».Orestino il locandiere, i barboni della stazione, la coppia che consegna le chiavi di casa, il vecchio sono i personaggi della toccante, avvincente storia di Natale scritta dal vescovo di Rimini Francesco Lambiasi. Illuminata dalle simpatiche ed efficaci illustrazioni di suor Mariarosa Guerrini, «Don Oreste e la capanna di Betlemme» è il terzo volume di una collana («Storie di Natale») espressamente rivolta ai più piccoli (e a fratelli maggiori, genitori e nonni che vogliano esercitare l’arte della lettura) per aiutare a cogliere più di un frammento del luminoso, avvolgente mistero del Dio che si fa uomo. Preceduto da «Il quarto Re Magio» e da «Quel Natale con Francesco e il lupo di Greccio», «Don Oreste e la capanna di Betlemme» (edizioni il Ponte Rimini, p. 24, euro 5) è una storia che mescola personaggi decisamente veraci e situazioni storiche, realtà e fantasia. Don Oreste, «l’instancabile apostolo della carità» come l’ha definito Benedetto XVI, ad esempio sogna per Natale di rappresentare un presepe vivente con il beato riminese Alberto Marvelli nella parte di Giuseppe, la Serva di Dio Sandra Sabattini nei panni di Maria e il bambino, l’ultimo nato di Zineta, una mamma nomade scomparsa cristianamente pochi mesi fa.Il libro che si chiude con una domanda che - sulla scorta di un "sogno" di don Oreste - chiama in causa direttamente i bambini: come sarebbe bello se non ci fosse bisogno della capanna di Betlemme. «Secondo voi, cosa si dovrebbe fare?» chiede monsignor Lambiasi. «Debbo dire che i bambini azzeccano subito la risposta: "Dovremmo ospitarli nelle nostre case" fa notare il prelato. "Lo so bene che noi "grandi" facciamo presto a sterilizzare questa risposta, ritenendola ingenua e irrealistica. Lo consideriamo un problema politico e come tale, non si può risolvere né individualmente né con l’elemosina. Ma è proprio vero che don Oreste ha affrontato questo come altri problemi secondo l’etica della beneficenza?».Il vescovo Lambiasi ha deciso, inoltre, di donare il ricavato della vendita del volume proprio alla capanna di Betlemme, questa realtà che in 25 anni ha accolto oltre 12mila persone ed ora sta traslocando. Insieme a «Don Oreste e la capanna di Betlemme», il vescovo di Rimini ha pubblicato in occasione del Natale (e per la stessa casa editrice riminese) altri due volumi: «Ma Tu chi sei? Ri-conoscere Gesù», un inedito identikit di Gesù indirizzato a giovani e ragazzi, e «I fioretti del don. Un profilo di don Oreste», destinato ad un pubblico più adulto. «Caro don Oreste, lei è un santo». «Eminenza, al massimo sono uno scarabocchio di Dio» è uno dei gustosi dialoghi contenuti nel volume.Attraverso questi tre volumi, il pastore della Chiesa riminese intende parlare a tre differenti fasce di età, con tre linguaggi narrativi differenti e ponendo l’accento di volta in volta su un grande testimone (don Oreste), proponendo una storia illustrata e scattando una avvincente "fotografia" di Cristo.
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