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Don Luigi Giussani - .
Pubblichiamo un estratto dal libro «Luigi Giussani. Un volto nella storia. Il compito della Chiesa nel mondo (1969-1970)» a cura di Davide Prosperi. Il volume in uscita oggi (edito da Rizzoli, 272 pagina, 17 euro) raccoglie le undici lezioni tenuta da Giussani presso il Centro culturale Charles Péguy di Milano tra il 1969 e il 1970. Il testo che pubblichiamo qui è dedicato al tema «La fede come criterio di giudizio».
La fede non è un semplice fatto intellettuale, non è l’esito d’una indagine o di uno studio, ma è la reazione che assume la mia persona di fronte all’azione con cui Dio mi raggiunge. Qual è l’azione con cui, duemila anni fa, Dio ha raggiunto le persone? Le ha raggiunte con quell’uomo che era Cristo. La fede era la reazione che la gente aveva di fronte a quella persona, a quel fatto: non erano istruiti in una teoria, ma coinvolti in un fatto, e il fatto degno completamente del livello umano è la persona. E adesso? Qual è l’azione con cui Dio mi provoca? Come prosegue quell’azione nella storia, mi provoca, e la mia reazione a essa è fede? La risposta è: la Chiesa, il suo Corpo mistico. Perciò, fede – ecco la descrizione della reazione giusta – è ascolto ubbidiente. La parola «ascolto ubbidiente» non è una descrizione a casaccio, è la traduzione del verbo greco che usano gli scrittori dei primi documenti cristiani del Nuovo Testamento: «Upakouein». «Akouein» vuol dire «ascoltare», «upò» vuol dire «sotto».
«Ascoltare sotto»: è ascolto obbediente, la fede, è solo questo; è realmente un seguire di benedetta memoria, anche se non di sufficientemente benedetta intelligenza nel modo in cui è stato meditato e recepito; è un seguire, perché «ascolto ubbidiente» vuol dire seguire. Del resto, la parola «conoscenza», nella terminologia ebraica e biblica, non voleva assolutamente segnalare un fatto puramente intellettuale. […] La fede, dunque, rende nostro il punto di vista sulla realtà che è di Cristo, punto di vista definitivo. Ma abbiamo detto prima – citando san Giovanni – che la Chiesa è il luogo di coloro che partecipano nella fede al giudizio di Cristo e perciò tendono, nel tempo, all’espressione di questo giudizio. Come? In una teoria e in una prassi. Nell’attesa della Sua venuta definitiva, l’avvenimento della Chiesa, che la Chiesa avvenga, è la nostra posizione culturale, è la nostra posizione pragmatica, e non ce n’è un’altra.
Questa è la nostra responsabilità, a cui siamo stati chiamati col Battesimo (non l’abbiamo scelta noi, dobbiamo rispondere: responsabilità), questo è il nostro lavoro: l’avvenimento della Chiesa. Lo dettaglieremo nelle prossime tre lezioni. Ma attenzione: la fede è un orizzonte globale di conoscenza, come Cristo è la spiegazione di tutto. Perciò, o si giudica dentro la fede o si giudica fuori della fede, non esistono campi neutri di conoscenza; o si giudica dentro la Chiesa o si giudica fuori dalla Chiesa: non esisti fin qui con la Chiesa e al di là indipendentemente dalla Chiesa. Perché l’uomo è uno – uno! –, non si può dividere, e ogni suo gesto (certo, nella misura in cui non è sdoppiato, nella misura in cui non è dissociato, nella misura in cui non è patologicamente diviso), ogni sua azione implica un nesso che impegna una visione globale della vita: può essere contraddittoria, ma ogni singola azione afferma un nesso globale, un orizzonte globale.
PER GENTILE CONCESSIONE DELL’EDITORE