giovedì 19 maggio 2016
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I i Papa chiede di liberarsi dei beni non strettamente necessari. «Mi sono subito chiesto quali sono le strutture non indispensabili nelle mie parrocchie – ammette monsignor Angelo Zanello, arciprete di Tolmezzo, in Carnia, con 6 comunità a carico –. Lo è il cinema? In questi 15 anni ci siamo battuti esponendoci non poco economicamente per tenerlo aperto, essendo una struttura sociale importante. Lo sono le numerose chiese e cappelle di cui sono disseminate le nostre valli? Chiudiamo definitivamente le chiese dei paesi piccoli? Perché le 60 anime di Cazzaso, dove è crollato un pezzo di soffitto della chiesa, dovrebbero rimanere prive del loro luogo di culto? E cosa dico alle suore che hanno una grande struttura, ma in cui è ospitata anche l’unica comunità di accoglienza per bambini e mamme in difficoltà?». Ma da papa Francesco arrivano altri motivi per un esame di coscienza. «Francesco parla di 'preti scalzi… che non si scandalizzano per le fragilità. E vedo don Davide, a quasi 80 anni, rincorrere giovani che stanno perdendosi nella droga e bruciati dall’alcool, con amore e passione immutati in questi cinquant’anni. Il Papa parla di un 'presbitero che con i suoi limiti, è uno che si gioca fino in fondo' e mi vedo davanti agli occhi don Lorenzo, che per volersi donare ancora e ancora, ha rovinato il suo cuore e ora deve vivere coi bypass coronarici e già pensa a come continuare la sua missione». Francesco parla del prete come di un 'uomo della Pasqua, dallo sguardo rivolto al Regno' e mi vedo davanti don Tarcisio che non si è mai piegato davanti a nessuna difficoltà nell’accogliere i miserabili della terra e donare loro dignità; e don Ezio parroco nel quartier più malfamato di Udine, che ha riscattato quella gente dandole dignità e amore, con adeguati servizi, guardando sempre alla Provvidenza». Il Papa parla di un prete capace di 'di restare libero dalle illusioni e dal pessimismo'. «Mi appare dinanzi il mio amico don Duilio, che nessuno è mai riuscito a strappargli dal cuore la libertà dell’appartenere al suo Signore, rinunciando a carriera e potere per amore». 'Con l’olio della speranza e della consolazione, il presbitero si fa prossimo di ognuno', dice ancora papa Francesco. «Ed io vedo don Alessandro che si sta prodigando trascinandosi di reparto in reparto nel nostro ospedale a confortare e consolare. Senza fermarsi, senza pensare a se stesso e alle sue precarissime condizioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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