martedì 17 marzo 2020
Dopo essere stato medico era diventato sacerdote. Il vicario parrocchiale di Correggio ora vuole tornare ad aiutare chi sta soffrendo in corsia: "Pregate per me"
Don Alberto Debbi

Don Alberto Debbi - G.M. Codazzi / Archivio Avvenire

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Mercoledì don Alberto Debbi ritornerà in corsia nello stesso ospedale di Sassuolo per prestare il suo servizio di medico in Pneumologia, centro Covid-19 nel Modenese, intanto sino alla fine di aprile.
L'abito talare riposto temporaneamente nell'armadio per indossare il camice da medico e dare una mano in corsia, curando le persone contagiate dal Coronavirus.

La notizia riportata dalla Gazzetta di Reggio Emilia e da altre testate locali riguarda la scelta del vicario parrocchiale reggiano di Correggio, di 44 anni, che prima di entrare in Seminario ha studiato medicina al Policlinico di Modena, laureandosi nel 2001 e iscrivendosi all'Ordine dei Medici l'anno seguente, per poi specializzarsi in malattie dell'apparato respiratorio.

Dopodiché ha lavorato per sei mesi all’ospedale di Scandiano, quindi al pronto soccorso di Castelnovo Monti, infine è approdato nel reparto di Pneumologia a Sassuolo (Modena) dove rimase per quasi sette anni e dove ha deciso di tornare da mercoledì per offrire il suo contributo nel fronteggiare questa emergenza sanitaria.

Nel 2018 è stato ordinato prete ed è stato nominato vicario dell'unità pastorale Beata Vergine delle Grazie a Correggio.

E proprio ai suoi fedeli ha spiegato la sua scelta d'emergenza con un messaggio su Facebook: "Vi chiedo una preghiera per me. Da mercoledì ricomincerò (temporaneamente) il mio mestiere di medico all'Ospedale di Sassuolo, in Pneumologia, centro COVID-19. Penso che in questo periodo difficile e di sofferenza sia anche questo un modo per "spezzarsi" e mettersi a disposizione con tutto quello che abbiamo. Era una parte di me ancora viva e ora più che mai mi spinge a donarmi. Ringrazio il Vescovo e don Sergio che mi danno la possibilità di farlo. Anche se "un po' più distante" rimarrò raggiungibile via cellulare e quant'altro... Continuerò a pregare e a celebrare la Messa per tutti voi. Ora, come mi ha detto un'amica, il mio altare diventa il letto del malato. Un abbraccio a tutti! Coraggio!".



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