venerdì 6 agosto 2010
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La fatica lascia il campo all’emozione. Siamo a Santiago de Compostela. Finalmente. Dopo 150 chilometri la meta tanto desiderata ora è qui. In tutto 350 persone. Nella piazza della porta do Camino ci attendono il vescovo della diocesi di Pistoia, Mansueto Bianchi e il vicesindaco, Mario Tuci. In programma c’è il gemellaggio tra le due città, nel nome di san Giacomo, patrono di Pistoia. Imbocchiamo le stradine che scendono verso la Cattedrale. Si cominciano a vedere le imponenti guglie. Davvero la meta è a portata di mano. C’è chi non riesce a trattenere le lacrime. Non più per il dolore e la fatica ma per la gioia. «Ce l’ho fatta!». Ma c’è anche la nostalgia del cammino.Ci viene in mente la bellissima poesia di Costantin Kavafis. «Sempre devi avere in mente Itaca... senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada». Un cammino che non finisce qui. «Non siamo arrivati. Ora c’è il cammino dentro di noi – ci dice monsignor Bianchi. – Quello che avete fatto è propedeutico, ma poi c’è la strada decisiva, che porta al cuore delle persone, dove vengono fatte le scelte più importanti». E siamo agli ultimi passi. Scendiamo nella grande Plaza de Obradoiro, dominata dall’imponente facciata della cattedrale. I ragazzi del coro parrocchiale di Vignole intonano, battendo a ritmo i bastoni sul selciato, il canto che ha segnato i nostri passi. «Che la strada si apre passo dopo passo, ora su questa strada siamo noi, e si spalanca un cielo, un mondo che rinasce, si può vivere nell’unità». Parole vere, qui, in questa piazza dove si incrociano lingue di camminatori di tutti i continenti. Nel nome dell’apostolo Giacomo. La meta è davvero raggiunta. E con essa anche l’agognata Compostela, il documento che attesta il nostro "Camino". Prima di partecipare alla coinvolgente messa del pellegrino, mettiamo definitivamente a terra la "muchila", lo zaino fedele compagno di questi giorni. Ripieghiamo i bastoncini che hanno dato sostegno e ritmo ai nostri passi. E ci assale un velo di tristezza. Tutto finito? No di certo. Già si parla di tornare, magari provando tutti gli 800 chilometri. Santiago aspettaci. Domani, intanto, ci attendono Finisterre e l’immensità dell’Atlantico.
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