giovedì 5 agosto 2010
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Solitudine. Malgrado le migliaia di persone che ogni giorno affrontano il "Camino de Santiago", può succedere di camminare da soli. Soprattutto nelle tappe più lunghe, soprattutto nelle ultime, quando la fatica dei chilometri si somma a quella dei giorni. Così ieri, 35 chilometri tra Arzua e Monte do Gozo. Percorso facile (solo alcune brusche salite), ma interminabile, in parte solare e in parte tra boschi di ombrose querce e di profumati eucalyptus. Molti sono doloranti per i quattro giorni di cammino. Scherza suor Vincenza: «I piedi mi siano amici». E parte. Gruppetto dopo gruppetto i pellegrini della diocesi di Pistoia, con i quali viviamo da sei giorni, si avviano. Ormai ci siamo. La tanto attesa meta è vicina. L’indomani solo 5 chilometri per raggiungere Santiago de Compostela e la tomba dell’apostolo Giacomo. Il desiderio di incontrare il Signore, di incontrarlo a Santiago, si fa più forte, ci fa sopportare la fatica. Ma in realtà sappiamo bene che Lui è stato al nostro fianco lungo tutto il nostro percorso. E allora ti può venire la voglia di camminare da solo, spingendo un po’ più il passo. Il peso di questi giorni sembra svanire, i sandali che indossiamo da quattro tappe sembrano volare. I piedi nudi, ormai neri di terra e polvere, sopportano lo sforzo e il dolore aggiuntivi. Anche questa è una prova. Così per una decina di chilometri. Assolutamente soli. È il momento della riflessione, della preghiera personale. Cosa di meglio di una strada vuota, affiancata da alberi e alte felci, mentre un vento leggero ti accarezza? Ma da soli si può anche osservare meglio. E c’è tanto da vedere. Molti dei pilastrini con la conchiglia, simbolo del "camino", sono trasformati in altarini, con fiori, immaginette sacre, le immancabili pietre lasciate dai pellegrini. Fantasia, ma anche tanta organizzazione. Il percorso è splendidamente tracciato. Oltre ai pilastrini in pietra, ci sono cartelli in metallo e in legno, e tante frecce di vernice gialla, le flechas amarillas. E mentre riflettiamo e osserviamo, un ultimo strappo ci porta al grande monumento eretto per l’anno Jacobeo del 1993, dal quale Giovanni Paolo II parlò al cuore dell’Europa. In lontananza scorgiamo Santiago, nostra ultima meta.
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