domenica 1 febbraio 2009
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I membri della «Società di san Francesco di Sales», più noti co­me Salesiani, festeggiano iil 150° di fondazione. L’anniversa­rio ricorda il raduno avvenuto il 18 dicembre 1859 nella camera di don Bosco presso l’Oratorio di San Francesco in Valdocco a To­rino, dove 18 giovani – riporta lo storico verbale – decisero «di e­rigersi in Società o Congregazione che, avendo di mira il vicende­vole aiuto per la santificazione propria, si proponessero di pro­muovere la gloria di Dio e la salute delle anime, specialmente del­le più bisognose di istruzione e di educazione». Ieri l’apertura del­le celebrazioni nella Basilica di Maria Ausilitrice a Torino presie­duta dal rettor maggiore, don Pascual Chávez Villanueva mentre il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone ha celebrato la Messa nella Cattedrale di Bologna. Oggi la Congregazione è pre­sente in 129 Paesi e conta 16.092 salesiani: 10.669 sacerdoti, 2.025 coadiutori, 2.765 seminaristi, 515 novizi, 118 vescovi. «Salesiani, missione sempre attuale»di Stefano Andrini«Siamo nel Duemila e l’Italia è molto cambiata. Bologna è molto cambiata. Ma il cuore dei giovani no, non è cambiato! I vostri cuori di ragazzi, sono come quelli dei ragazzi che don Bosco accoglieva nel suo primo oratorio. Ecco perché la missione dei Salesiani, adattata al mondo di oggi, alle povertà di oggi, alla cultura di oggi, è attuale oggi come allora». Lo ha affermato il cardinale Tarcisio Bertone nel corso della celebrazione eucaristica che ha presieduto ieri pomeriggio nella Cattedrale di Bologna in occasione della festa di San Giovanni Bosco.Il segretario di Stato vaticano ha portato il saluto di Benedetto XVI ricordando che il Papa «vuole molto bene alla Famiglia salesiana e la segue con paterna sollecitudine». «Ogni volta che celebriamo san Giovanni Bosco – ha affermato il cardinale – noi ammiriamo il dono del Signore, fatto alla Chiesa e alla società tutta, mediante questo umile ma straordinario sacerdote piemontese: il dono di un’opera tutta dedicata ai giovani, nella quale si può riconoscere il prolungamento dell’amore di Gesù Cristo per i piccoli e i poveri». Il primato dei piccoli nel Regno dei cieli, ha proseguito il segretario di Stato, «la Chiesa non lo annuncia solo a parole, ma con i fatti; lo mette in pratica con l’impegno di innumerevoli sacerdoti, catechisti, insegnanti, animatori». E con iniziative solide e stabili, come solido e stabile era – ed è ancora oggi – l’Istituto Salesiano di Bologna, intitolato alla Beata Vergine di San Luca, costruito a tempo di record tra il 1897 e il 1898. «Quel fervore di costruzione – ha osservato Bertone – era spinto e motivato dalla Parola del Signore, che aveva trovato in don Bosco un testimone profetico e al tempo stesso concreto, capace di coinvolgere per il bene dei giovani persone di idee e condizioni sociali molto diverse. Anche a Bologna fu così: l’Istituto Salesiano sorse grazie al concorso solidale di tanti bolognesi, celebri e anonimi, che furono felici di donare quanto era nelle loro possibilità per contribuire ad un’opera sociale e apostolica tanto importante: assicurare un presente dignitoso e preparare un futuro carico di speranza ai ragazzi e ai giovani».«Tutti – ha commentato Bertone – ci rendiamo conto di quanto ciò sia attuale pure per l’Italia di oggi. E questo sotto due aspetti, che sono anche due emergenze: l’aspetto del lavoro, con il problema della disoccupazione e della precarietà giovanile; e l’aspetto dell’educazione, che interpella più direttamente la Chiesa, tant’è vero che i vescovi italiani, sostenuti dal Santo Padre, lo stanno seguendo con costante attenzione». Il cardinale ha poi messo a confronto le parole di san Paolo e il metodo educativo di don Bosco che metteva in pratica quello che l’Apostolo insegnava ai suoi primi cristiani. L’esortazione «Rallegratevi nel Signore sempre» è stata per il sacerdote piemontese un programma di vita incentrato su «un’allegria vera, pulita, che non lascia amarezze».Sulla scia di san Paolo («tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri») don Bosco ha lavorato senza sosta perché ai ragazzi più poveri di Torino non mancasse «tutto questo». «L’animo di un ragazzo – ha concluso Bertone – è infatti sensibilissimo al bene, ma può essere anche influenzato dal male, per quell’inesperienza che è tipica dell’età. Per questo il metodo educativo di don Bosco è tutto basato sulla forza del bene, sull’effetto preventivo dell’amore».«Giovani, protagonisti fra i coetanei»di Federica BelloGiovani per i giovani, 150 anni fa come oggi con coraggio, gioia e fiducia. Dal cuore del mondo salesiano, la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, è il messaggio che il rettor maggiore, nono successore di don Bosco, don Pasqual Chávez Villanueva, ha voluto lanciare ai giovani di tutto il mondo ieri sera durante la Messa che nel giorno della festa liturgica di san Giovanni Bosco ha segnato l’apertura ufficiale del «centocinquantenario della fondazione della congregazione salesiana». Una celebrazione che ha riunito in Basilica centinaia di ragazzi del Movimento giovanile salesiano ai quali Chávez ha ricordato il significato che questo «anno di grazia» deve assumere per tutta la Famiglia salesiana e in particolare per i giovani: «Non solo destinatari della missione salesiana, ma, con la freschezza della giovinezza, cuore pulsante del Movimento».Se il 18 dicembre 1859 un piccolo gruppo di giovani nella camera di don Bosco nell’oratorio di San Francesco a Valdocco sceglieva di consacrarsi al Signore per collaborare con il sacerdote e promuovere «la gloria di Dio e la salute delle anime, specialmente delle più bisognose di istruzione e di educazione», ecco che 150 anni dopo i giovani sono stati invitati dal suo successore a conservare lo spirito coraggioso, la volontà di collaborare, la docilità all’azione dello Spirito.«Quella fredda sera del 18 dicembre 1859 – ha sottolineato – erano giovani poveri, limitati nella loro esperienza umana e culturale, ma in don Bosco essi avevano incontrato Gesù Cristo che li lanciò in una missione impossibile, una folle avventura. Non abbiate paura: Gesù Risorto vi assicura la forza, il dinamismo e la gioia che vengono dallo Spirito Santo; lo stesso Spirito che ha suscitato e formato don Bosco ha reso quel seme un albero bello e grande. Così per continuare questa missione rivolgo a voi, cari giovani, il pressante invito a collaborare con il vostro entusiasmo e dinamismo giovanile a fare della Famiglia salesiana un grande movimento, vasto come il mondo per la salvezza dei giovani».Un invito che si concretizza nell’«essere dentro la realtà giovanile», dal mondo della scuola a quello dell’università e del lavoro, dai luoghi del tempo libero a quelli del divertimento o del disagio: ambienti nei quali promuovere «una maggiore qualità di vita, una più profonda comunicazione e condivisione interpersonale per superare tanto individualismo e tanta solitudine in cui vivono molti giovani». E ancora – ha ricordato Chávez: ai giovani il compito di «far presente la voce dei giovani che non hanno voce e che nessuno ascolta»: «come Domenico Savio che condusse don Bosco presso il malato di peste che era rimasto isolato, così anche voi dovete prendere per mano la Famiglia salesiana perché si prenda cura dei malati del nostro tempo. Se non andrete voi tra i vostri coetanei, forse nessuno andrà al posto vostro».Il centocinquantenario sarà dunque per la congregazione tempo di «ricordo riconoscente», ma anche di un rinnovato impegno a credere nei giovani e a coinvolgerli, sia nella pastorale ordinaria sia in particolari momenti che caratterizzeranno l’anniversario: la Festa di Maria Ausiliatrice, il giorno di San Giovanni, il 16 agosto nascita di don Bosco e il 18 dicembre in cui a conclusione del 150° i salesiani di tutto il mondo saranno invitati a rinnovare la professione religiosa. Partirà inoltre in luglio dal Cile il pellegrinaggio di un’urna con una reliquia di don Bosco che toccherà i Paesi in cui i salesiani sono presenti per concludersi nel 2015, bicentenario della nascita del santo.
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