venerdì 13 aprile 2012
Per il segretario generale della Cei, intervenuto a Roma a un seminario su "La pastorale sanitaria e le istituzioni sanitarie cattoliche""ospedali e istituti socio-assistenziali cattolici sono sempre più indebitati con le banche a causa dei mancati pagamenti da parte degli enti pubblici per conto dei quali vengono erogati i servizi".
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"Destano non poche preoccupazioni" nei vescovi italiani le nuvole nere che si addensano sugli ospedali e istituti socio-assistenziali cattolici, che oggi versano in difficoltà economiche e sono sempre più indebitati con le banche a causa dei mancati pagamenti da parte degli enti pubblici per conto dei quali vengono erogati i servizi.A farsene interprete - lanciando un vero e proprio allarme - è stato il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, che ha parlato di interrogativi aperti sul "futuro dell'assistenza agli ammalati, agli anziani e alle persone con disabilità" rilevando che "l'attuale contesto socio-sanitario è in profonda trasformazione" e emergono nuove "problematiche generate dalla perdurante crisi economica, dai cambiamenti demografici e dall'affermarsi di una cultura utilitaristica". "Non possiamo nè vogliamo nasconderci - ha detto - le difficoltà economico-finanziarie" che le istituzioni cattoliche attraversano e "le sfide che devono affrontare per la mentalità secolarizzata dei nostri tempi, e non raramente anche per gli assetti normativi vigenti". "Anzi - ha aggiunto aprendo a Roma un seminario su 'La pastorale sanitaria e le istituzioni sanitarie cattoliche" - voglio ribadire che la Chiesa in Italia è costantemente vicina in modo attivo e concreto alle istituzioni socio-sanitarie cristiane per affrontare e sostenere in tutti i modi possibili il loro servizio di amore all'umanità sofferente".Secondo monsignor Crociata, da parte loro "le istituzioni socio-sanitarie d'ispirazione cristiana debbono oggi rivelarsi, in misura sempre maggiore, luoghi privilegiati per elaborare e attuare una cultura che promuova la dignità della persona e il valore della vita umana dal concepimento alla morte naturale, e anche modelli esemplari di assistenza sanitaria qualificata e di gestione economica virtuosa". "Nel loro essere opere di Chiesa a servizio della salute di ogni persona, devono - ha raccomandato il vescovo - sentirsi interpellate a rispondere con rinnovata fedeltà alla missione evangelizzatrice che le caratterizza, scorgendo in questo compito la prima ragion d'essere della loro preziosa attività". Perciò, ha concluso, "cura pastorale e annuncio del Regno di Dio devono trovare in queste istituzioni lo stesso impegno, sovente ammirevole, con cui in esse ci si prodiga nell'assistenza sanitaria".All'incontro promosso dalla Cei sono stati illustrati i dati sulla presenza degli enti cattolici nel mondo socio-sanitario: sono 14.246 i servizi diffusi capillarmente nell'intero Paese, in cui sono impegnati circa 420.000 addetti (di cui due terzi volontari). Due terzi dei servizi sono non residenziali (centri di ascolto o erogazione beni primari) e il 6 per cento sono esclusivamente sanitari. Tra questi spiccano, per il livello delle prestazioni offerte, il Policlinico Agostino Gemelli di Roma e diversi Ircs come l'ospedale pediatrico Bambino Gesù e l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata, sempre nella Capitale, e l'Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo.
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