martedì 21 maggio 2013
​Il segretario della Conferenza episcopale italiana al termine della sessione odierna dell'Assemblea della Cei: «Prolungarsi di scaramucce e scontri polemici mentre i problemi diventano drammatici». E lancia l'allarme welfare: «Oggi è assicurato dalla Chiesa, e non dallo Stato, ricreare equilibrio»
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 "Sarebbe preoccupante, di fronte a esigenze così urgenti che sono denunciate dal percorso vissuto dalla nostra società, vedere un prolungarsi di scaramucce e scontri polemici che rischiano di apparire come il prolungamento di una mai finita campagna elettorale mentre i problemi diventano drammatici e nessuno cerca di farvi fronte". Lo ha detto il segretario della Conferenza episcopale italiana, monsignor Mariano Crociata, durante la conferenza stampa al termine della sessione odierna della 65* Assemblea generale della Cei. "Sarebbe davvero preoocupante - ha ribadito Crociata - se le cose dovessero prendere questa piega"."La Chiesa fa politica, ma non potrebbe farlo schierandosi da una parte". È quantotiene a precisare il segretario generale della Cei, spiegando perchè "non possiamo accontentarci di sostenere solo alcune cause e non altre" e ribadendo che alla Chiesa stanno a cuore "sia l'etica sociale che l'etica della vita", ovvero "l'etica della persona, considerata sia nella sua singolarità che nella sua collocazione sociale".Riprendendo una frase che papa Francesco pronunciò da cardinale - "Noi facciamo politica, ma non siamo di parte"- monsignor Crociata spiega che "la nostra parte è il Vangelo ed il Vangelo è di tutti e per tutti. Si può tradurre questa frase con la tutela di quello che noi chiamiamo 'bene comune'. In tal senso, possiamo essere di parte, perché cerchiamo per vocazione il bene di tutte le persone e di tutta la persona umana".Aggiunge il segretario generale dei vescovi italiani: "Siamo di tutte le parti, perché riconosciamo che ogni parte promuove per certi aspetti il bene. La Chiesa è sempre al fianco di tutti coloro che, anche in piccola misura, sostengono il bene della persona: e in questo senso che la Chiesa fa politica".

D'altronde "si sta producendo una sorta di capovolgimento, per cui il welfare viene assicurato dalla Chiesa e non dallo Stato". "Si assiste ripetutamente a strutture pubbliche - ha aggiunto - che rimandano alle Caritas, per consentire alla gente un luogo di appoggio e soccorso che spesso le strutture pubbliche non sono in grado di assicurare. È un capovolgimento che è allarmante e che chiede una riflessione attenta.

Naturalmente da parte della Chiesa c'è l'impegno di mantenere questa attenzione costante". "Si deve ricreare un equilibrio necessario - ha sottolineato il vescovo - che distingua ciò che è compito delle istituzioni da ciò che è invece il volontariato e la carità".

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