martedì 25 maggio 2010
Sulla pedofilia il segretario generale della Cei, durante la conferenza stampa, ha riconosciuto «la drammaticità e la gravità del fenomeno», ribadendo l’impegno ad affrontare i casi che si presentassero. In dieci anni un centinaio di procedimenti canonici.
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Non è sicuramente l’unico argomento fin qui emerso nel corso della 61ª Assemblea generale della Cei (che tra l’altro ha al centro dei suoi lavori l’impegno educativo per i prossimi dieci anni, «vero fulcro della missione della Chiesa». Ma è quello che più ha attratto l’attenzione dei giornalisti. Così, leggendo i resoconti della conferenza stampa tenuta ieri dal segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, si potrebbe avere l’impressione che solo di pedofilia si stiano occupando i vescovi in questi giorni. In realtà il presule – pur non tirandosi indietro anche quando si è trattato di fornire alcuni dati sulla situazione italiana («sono un centinaio i casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti rilevati da procedimenti canonici in Italia negli ultimi dieci anni») – ha tenuto a precisare che « sarebbe una distorsione profonda dell’ottica con cui guardare alla vita della Chiesa nel suo insieme, prenderla in considerazione solo da questa prospettiva».Il segretario generale della Cei ha quindi affermato: «La Chiesa in realtà è ferita da questi fatti in se stessa e insieme alle vittime. La totalità dei credenti, e tra essi degli educatori, svolge ordinariamente in maniera valida, positiva, spesso esemplare e qualche volta in modo eroico il proprio servizio. Pertanto è importante porre nella giusta luce questo fenomeno».E la giusta luce consiste ad esempio nel dire che «la Chiesa riconosce l’assoluta drammaticità e gravità del fenomeno e ribadisce il proprio impegno ad affrontare i casi che si presentino. Al contempo esprime l’impegno costante in campo educativo e formativo, che costituisce il centro della sua missione, impegno che assorbe, possiamo dire, la totalità della sua vita e del "personale" religioso, ecclesiastico e laico».Anche i fedeli sono sulla linea dei vescovi, ha riferito il segretario generale della Cei. Una maturità cristiana che si esprime, ha detto il presule rispondendo a una precisa domanda, «nel fatto che non abbiamo notizie di abbandoni o di cali di iscrizioni». «Il popolo dei credenti – ha sottolineato, infatti, il vescovo – prova orrore per queste cose, vuole chiarezza perché i fatti siano affrontati e risolti, perché la vita della Chiesa possa crescere in qualità». La questione pedofilia, dunque, «può essere l’occasione per un salto di qualità».A tal proposito monsignor Crociata ha anche riferito che «è volontà dei vescovi accompagnare chi vive questi problemi, tanto le vittime quanto i sacerdoti che ne fossero responsabili con gli strumenti necessari ed adeguati. Una volontà quindi di farsi carico di tutti».In risposta a un’altra domanda il presule ha poi detto che non c’è bisogno in Italia di alcuna Commissione speciale perché le indicazioni della Lettera del Papa ai cattolici d’Irlanda e le linee guida della Congregazione per la dottrina della Fede «contengono tutti gli elementi necessari». Crociata ha inoltre assicurato che nonostante la legge italiana non prevede l’obbligo di denuncia, «ciò non esclude la cooperazione che consiste nel render possibile in tutti i modi l’accertamento dei fatti», anche attraverso la testimonianza giudiziale di un vescovo, «fatto del tutto ordinario». In ogni caso «i vescovi italiani hanno mostrato di non sottovalutare il fenomeno» e «non ci sono stati casi di trascuratezza nella vigilanza».Una domanda anche sulla legge per le intercettazioni. Crociata non è entrato nel merito, ma ha auspicato che i beni in gioco – i singoli individui, l’ordinamento della giustizia, le esigenze della solidarietà e giustizia nella vita sociale, l’informazione – siano il più possibile, insieme ed equilibratamente, salvaguardati tutti». Quanto al 150° dell’unità d’Italia, «i cattolici – ha concluso – contribuiranno, come sempre, in tutte le forme possibili, al bene del Paese».
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