venerdì 1 aprile 2016
Cottier: i cardinali, non prìncipi ma servitori
COMMENTA E CONDIVIDI

L'ultima intervista di Avvenire al cardinale Georges Marie Cottier è del 15 febbraio 2015. Al centro del colloquio con il porporato scomparso giovedì 31 marzo il ruolo dei cardinali, la riforma della Curia Roma, il pontificato di Francesco e il Concilio Vaticano II. Ecco il testo della conversazione.

Con la franchezza che lo contraddistingue, ammette: «Non è un'espressione felice quella di "principe della Chiesa"». Georges Marie Cottier è seduto alla sua scrivania. E la storica formula linguistica con cui viene definito un cardinale può essere applicata anche a lui. Novantatré anni il prossimo 25 aprile, originario della Svizzera, il domenicano, teologo emerito della Casa pontificia, ha ricevuto la porpora nel 2003. «Tutti siamo chiamati a servire la Chiesa – - spiega –-. I cardinali lo fanno grazie alla speciale collaborazione e vicinanza che hanno con il Papa».

Già, il servizio. Francesco lo ha richiamato nella lettera ai nuovi porporati ricordando che la berretta non è un «premio» o il «culmine di una carriera». «Sono parole fedeli al Vangelo – sottolinea il teologo –. Quando Gesù fa riferimento all'autorità nella Chiesa, la associa al servizio umile. Non siamo come i principi temporali. Gli ammonimenti di papa Francesco rimandano a una presa di coscienza che era già emersa nel Vaticano II e che adesso è entrata a pieno titolo nella comunità ecclesiale. Più è grande la responsabilità che ci viene affidata, più dobbiamo appellarci allo spirito di servizio». La prima responsabilità del Collegio cardinalizio è l'elezione del Pontefice. «Avendo superato gli ottanta anni sono fra coloro che non entrano in Conclave– tiene a precisare Cottier –. È una decisione che reputo saggia e che aveva voluto Paolo VI. A partire da una certa età, può accadere di essere privi dei giusti mezzi per eleggere il Papa e anche di essere manipolati. Oggi si è allungata la vita media e la Chiesa ne ha preso atto». Negli anni il Collegio cardinalizio si è allargato al mondo. «Ciò corrisponde alla natura propria della Chiesa – afferma il domenicano –. "Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo": ecco la missione primaria della Chiesa. E oggi anche fra i cardinali si tocca con mano la dimensione cattolica del corpo mistico di Cristo».

Fra le nuove porpore papa Francesco ha scelto anche presuli da sedi non tradizionalmente cardinalizie. «È un'impostazione positiva -– dichiara Cottier -–. La Chiesa è nella storia e quindi osserva i cambiamenti. Il passato ci consegna sedi cardinalizie che erano città importanti all'epoca e per la maggior parte situate in Italia. Negli ultimi decenni la presenza dei cattolici ha abbracciato nuove latitudini e dunque anche la geografia ecclesiale può essere rivista. Le scelte di Francesco dimostrano che è attento ai segni dei tempi».

Il Concistoro di questi giorni ha avuto al centro la riforma della Curia Romana. «Essa è lo strumento di cui il successore di Pietro si serve per il governo della Chiesa – - dichiara il cardinale -–. La Curia Romana è stata oggetto di una serie di provvedimenti da parte degli ultimi Papi. La struttura attuale è stata delineata da Giovanni Paolo II con la costituzione apostolica Pastor bonus del 1988. Già Paolo VI aveva rimodulato la Curia Romana secondo le indicazioni del Concilio. Adesso diventa naturale una verifica. Pensiamo allo sviluppo degli ambiti di alcuni dicasteri. Cito l'esempio del dialogo interreligioso che è affermato nei testi del Vaticano II e che è cresciuto come riflessione e impegno negli anni. Di questo occorre tenere conto. La Chiesa non è del mondo ma è nel mondo. Se non legge in maniera corretta le nuove necessità che si presentano, manca alla sua missione evangelizzatrice».

Bergoglio invita a essere in uscita. «È la strada per vincere una tentazione in cui possono cadere i cristiani: essere ripiegati su loro stessi». E l'attenzione alle periferie care al Papa argentino? «Per il credente non possono esistere le periferie. Tutti siamo nel cuore di Dio. Eppure la nostra epoca è segnata dall'esclusione. Mi piace che nell'attuale pontificato si valorizzi la dottrina sociale della Chiesa».

Nella conversazione con Cottier torna spesso il Concilio di cui è stato "esperto" a partire dalla seconda sessione. «C'è ancora molto da fare nella sua traduzione all'interno della pastorale ordinaria -– sostiene -–. Qualcuno parla di un nuovo Concilio. Studiamo bene il Vaticano II: scopriremo i grandi tesori che può ancora offrire alla Chiesa e la sua straordinaria attualità». La mente del cardinale va ai Papi di questi cinquanta anni, «compreso Francesco», dice. «La loro azione è stata davvero sui passi del Vaticano II. E hanno vissuto il loro ministero come una realizzazione nel concreto delle intuizioni conciliari. C'è chi ha messo in luce abusi o interpretazioni errate del Vaticano II: forse erano inevitabili. Ma il Concilio non ha esaurito la sua forza ed è sorgente di ricchezze per l'avvenire».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: