sabato 22 febbraio 2014
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Così padre Matteo Ricci raccontò ai ci­nesi Tianzhu, il «Signore del Cielo». Con un Catechismo sorprendente, per fede e sapienza, finalmente disponibile in Italia (Edizioni San Clemente e Studio Do­menicano, 499 pagine, 30 euro) con la tra­duzione e le note affidate a don Sun Xuyi e a padre Antonio Olmi, le introduzioni dello stesso Olmi e di padre Gianni Criveller del Pi­me e la postfazione del vescovo Claudio Giu­liodori.
 
Dimenticatevi il Catechismo didattico con domanda e risposta, stile san Pio X. E anche il più recente Catechismo della Chiesa cat­tolica ponderoso, fatto di affermazioni ben argomentate su ogni possibile tema. «Il Let­terato Cinese dice» e «il Letterato Occiden­tale replica». Ricci dialoga, e che altro po­trebbe fare? «Sono un viaggiatore solitario proveniente da lontano – dichiara umil­mente nell’Introduzione – e la mia lingua parlata e scritta è diversa da quella cinese; non posso aprire bocca né muovere le ma­ni. A causa della mia ottusità, io temo, più cer­co di spiegare meno riesco a essere chiaro». Ma tacere è impossibile; ed ecco i dialoghi con alcuni letterati cinesi, insieme alla ricer­ca della verità, pur nella consapevolezza che se «l’universo non può contenere il Signore del Cielo, come potrebbe contenerLo que­sto libretto?».
 
L’intellettuale cinese apprezza l’umiltà del sapiente e dialoga volentieri con lui. E il me­todo seguito da Ricci si rivela di una stupe­facente modernità, forse perché aderente al­la tradizione, la più adeguata, intelligente e mite quando il Vangelo si trova di fronte a u­na cultura a lui estranea. Il metodo di san Paolo all’Agorà di Atene. Il metodo dell’in­culturazione del Vangelo, che non è una ru­spa che spazza via tutto ciò che non ricono­sce, ma «agisce dal di dentro», ascoltando e comprendendo, alla ricerca dei semi di ve­rità ovunque presenti. Come dichiara all’i­nizio Ricci: «La Via del Signore del Cielo è già presente nei cuori degli uomini, ma essi non la comprendono immediatamente».
 
«È l’impostazione comune a tutti i primi ge­suiti – spiega padre Olmi, domenicano, na­tivo di Macerata («Se conosco il cinese? Lo studio da molti anni, ma da qui a dire di co­noscerlo... ») – la ricerca di una ragione uni­versale, la stessa di san Tommaso, che valga per tutte le culture. La ragione che accomu­na e conduce alle soglie della fede». E la ri- cerca dei semi del Verbo: «Ricci ricorre a san Tommaso in chiave sapienziale, cercando le costanti antropologiche, la filosofia implici­ta.
 
Un lavoro culturale raffinatissimo. Ciò che per Aristotele è per san Tommaso e il cri­stianesimo occidentale, Confucio è per i ci­nesi. Ma se Aristotele tratta la natura delle cose, Confucio si occupa delle relazioni so­ciali. Noi, aristotelici, siamo interessati al principio di causalità; i cinesi, confuciani, al principio di finalità, ossia all’ordine sociale». E il Verbo? Così in latino è tradotto il greco Lo­gos, in italiano Parola, espressione che ri­chiede ulteriori spiegazioni... E in cinese? Lo­gos e Verbum vengono resi con Tao (o Dao), cioè Via, «proprio come Cristo è via, verità e vita – osserva Olmi. – Si poteva tradurre con 'Parola sacra', espressione però incom­prensibile per i cinesi. Invece Tao funziona così bene da essere stato assunto dalla teo­logia cattolica cinese».
 
Teologo e letterato è don Sun, che con altri due sacerdoti cinesi conduce a Macerata il Centro studi Li Madou, che fa apostolato cul­turale e organizza convegni in Cina rivolti a studiosi del cristianesimo, non necessaria­mente cristiani. D’altronde l’interesse attor­no al cristianesimo in Cina è fortissimo, stu­diato com’è nelle Università statali, in parti­colare a Wu Han.
 
E così, da quattro secoli, Ricci dialoga. L’o­biettivo della nuova traduzione (il volume è in lingua originale con testo italiano a fron­te) è soprattutto questo, rendere il Catechi­smo comprensibile ai cinesi del XXI secolo. Il testo è infatti trascritto in caratteri sempli­ficati, in una lingua che ai cinesi suona un po’ come il volgare di Dante a noi italiani: non facilissimo, ma comprensibile. «Il nostro so­gno? Poterlo pubblicare in Cina, con le in­troduzioni mia e di Criveller» confida Olmi. Ricci se lo meriterebbe. E Tianzhu, il «Signo­re del Cielo», non abbiamo dubbi che saprà ascoltare la preghiera.
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