martedì 1 agosto 2017
La proposta lanciata dal Dicastero vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale. Allo studio una «risposta globale» sulla scomunica ai mafiosi e ai corrotti
Lo scambio di una "mazzetta" scoperto in un'operazione di polizia giudiziaria

Lo scambio di una "mazzetta" scoperto in un'operazione di polizia giudiziaria

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C'è bisogno di «un movimento», di «un risveglio delle coscienze» per «fare fronte comune contro le diverse forme di corruzione, crimine organizzato e mafia». E la Chiesa è in prima linea. Come dimostra la scelta di creare una «una rete a livello internazionale» che abbia al centro la lotta all’illegalità. A costituirla sarà la Consulta sulla giustizia del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, come annuncia il documento finale stilato dopo il primo “Dibattito internazionale sulla corruzione” organizzato in Vaticano lo scorso 15 giugno che aveva visto la partecipazione di vescovi, magistrati, personalità di istituzioni degli Stati e delle Nazioni Unite, capi di movimenti, studiosi, intellettuali e alcuni ambasciatori.


Il testo – anticipato dall’agenzia Ansa – propone un ulteriore passo in avanti sulla scomunica per chi si macchia di questi “delitti”. Una questione che prendeva spunto dalle parole di papa Francesco a Cassano all’Jonio nel 2014 («Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!») e che era stata accennata anche durante l’incontro di giugno. Nel documento conclusivo si spiega che la Consulta sulla giustizia «approfondirà lo studio riguardo a una risposta globale – attraverso le Conferenze episcopali e le Chiese locali – sulla scomunica ai mafiosi e alle organizzazioni criminali affini e sulla prospettiva di scomunica per la corruzione». Come a dire che tutto ciò va analizzato sia a livello internazionale, sia di dottrina giuridica della Chiesa. Certo, si aggiunge, «questo cammino non sarà semplice: la Chiesa è diffusa nel mondo e occorre porsi in ascolto di tutte le sue articolazioni per procedere nel dialogo anche con i non cristiani, in modo partecipato, trasparente ed efficace».


Il testo chiarisce che «la corruzione, prima di essere un atto, è una condizione». Ecco perché la Consulta formulerà «diverse definizioni del concetto di “corruzione”, a partire da quanto affermato dal Papa e dal cardinale Peter Turkson (prefetto del dicastero vaticano, ndr) nel libro-intervista Corrosione» (Rizzoli; pagine 224; euro 18) in cui il Pontefice l’ha definita un «cancro» da estirpare. Secondo il documento, non bastano «pie esortazioni», ma «occorrono gesti concreti». Da qui la decisione di operare su tre «livelli di azione»: l’«educazione», la «cultura», la «cittadinanza». Del resto, si sottolinea, le leggi «sono necessarie ma non bastano». Diventa quindi essenziale «muoversi con coraggio e graffiare le coscienze per passare dall’indifferenza alla percezione della gravità di tali fenomeni, per combatterli». Così l’impegno della Consulta vaticana «sarà educativo e istruttivo e si rivolgerà all’opinione pubblica e a molteplici istituzioni per generare una mentalità di libertà e giustizia, in vista del bene comune». Del resto la sfida educativa «esige maestri credibili, anche nella Chiesa». Inoltre sarà fondamentale – prosegue il documento – «sviluppare il nesso, oggi quasi disperso, tra giustizia e bellezza. Lo straordinario patrimonio storico, artistico e architettonico costituirà un formidabile elemento di supporto per l’azione educativa e sociale contro ogni forma di corruzione e di crimine organizzato». E la proposta della rete mondiale rappresenterà una risposta “dal basso”, dal momento che «la Chiesa nel mondo è già una rete e per questo può e deve mettersi a servizio di tale intenzione con coraggio, decisione, trasparenza, spirito di collaborazione e creatività».


Il documento tiene a evidenziare che «non è credibile chi cerca alleanze per privilegi, esenzioni, vie preferenziali o anche illecite. Noi tutti diverremo irrilevanti, dannosi e pericolosi se agiremo in questo modo». Poi «non è credibile chi approfitta della sua posizione per raccomandare persone spesso non raccomandabili, sia sul piano del valore, sia sul piano dell’onestà». E se la corruzione «causa anche mancanza di pace», la Consulta elaborerà persino «una proposta di pensiero politico – con attenzione particolare alla democrazia e alla laicità – che illumini l’azione nei confronti delle istituzioni affinché i trattati internazionali siano realmente applicati e le legislazioni siano uniformate per perseguire al meglio i tentacoli del crimine, che superano i confini degli Stati». Il documento annuncia che l’organismo vaticano orienterà, «a partire da settembre, le proprie iniziative» su questo fronte che sarà il riferimento per il «prossimo anno».

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