mercoledì 18 gennaio 2017
«Generare processi, non occupare spazi di potere»: è questo il titolo di un convegno pensato come «dialogo sulla necessità di rinnovare la politica» a partire dall’enciclica «Laudato sì’»
Cattolici in politici, per servizio e non per... potere
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«Generare processi, non occupare spazi di potere»: è questo il titolo di un convegno pensato come «dialogo sulla necessità di rinnovare la politica» a partire dall’enciclica «Laudato sì’» di papa Francesco, organizzato dal Centro Studi Cammarata, nell'Auditorium della Bcc “Toniolo” di San Cataldo.

Gli organizzatori, per un verso, si sono lasciati interpellare dalla difficile situazione in cui versa la politica italiana, condizionata pesantemente dalla crisi dei partiti - anche di quelli che si presentano come innovativi e che mantengono la forma movimentistica -, per altro verso si sono lasciati ispirare dal magistero del pontefice, che insistentemente richiama gli «uomini di buona volontà» a impegnarsi nel campo sociale e in ambito politico, invitando in particolare i cattolici a dare un loro fattivo contributo - non sporadico ma programmato, non improvvisato ma progettato, non disarticolato ma organizzato, non arroccato su posizioni isolate e marginali ma dialogicamente aperto al confronto con tutti - per costruire insieme ad altre forze sane il bene comune.

Difatti, non sono pochi gli osservatori (in maggior parte cattolici: si pensi ad Alberto Melloni, o ad Agostino Giovagnoli, o a Luca Diotallevi o a Giorgio Campanini o, ancora, a Francesco Gagliardi, oltre che ad altri intellettuali dal profilo più laico, come Ernesto Galli della Loggia) che, sulla stampa in genere e in specie sulle pagine di Avvenire, rilevano con timbro cangiante l’immobilismo e lo spaesamento del cattolicesimo italiano di fronte alle attuali metamorfosi della politica nazionale e internazionale.

Di certo, negli ultimi scorsi decenni, allorché l’unità partitica dei cattolici - con la scomparsa della Dc - s’è progressivamente sgretolata, degenerando in irrilevanza politica, sembra essere tornato in vigore una sorta di non expedit, ovviamente non promulgato dalle gerarchie ecclesiastiche, ma di fatto vissuto da non pochi cattolici sotto forma di disincanto dalla bellezza e dalla dignità della politica, e conseguentemente come disaffezione e allontanamento da essa, che invece dovrebbe essere considerata come una «forma alta di carità» per dirla con Paolo VI, una delle sue declinazioni «più preziose» ed «eminenti» ha ribadito Francesco. Un non expedit che probabilmente non manca di tradursi in astensione dal voto, come si può evincere dalle statistiche riguardanti le più recenti tornate elettorali.

Papa Bergoglio più volte ha suggerito l’antidoto al disimpegno dei cattolici italiani dalla politica e l’incentivo a un loro impegno consapevole e perciò più efficace. L’ha fatto, per esempio, nel novembre 2015, al Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze, dove ha parlato dell’urgenza di andare oltre le vecchie strategie («negoziare è cercare di ricavare la propria fetta di torta») per disporsi piuttosto al dialogo e misurarsi col pluralismo culturale, orizzonti questi in cui il mondo ecclesiale italiano deve una buona volta accettare di confrontarsi con le forme più interessanti e sincere di laicità che il nostro Paese riesce ancora a esprimere.

E l’ha fatto in una significativa pagina dell’ultima sua enciclica, dove definisce la politica come l’attitudine a «generare processi più che a dominare spazi di potere», precisando ancora: «Abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia e che porti avanti un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi. Se la politica resta impastoiata in di¬scorsi inconsistenti, continueremo a non affrontare i grandi problemi dell’umanità».

Proprio da questa indicazione prende le mosse il convegno organizzato dal Centro Cammarata, con le sue varie articolazioni tematiche: potere e politica (ne parla l’on. Bruno Tabacci), economia e politica (Giuseppe Notarstefano, docente all’Università di Palermo), cultura e politica (Salvo Taormina, dirigente della Regione Siciliana), spiritualità e politica (Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale).

Lo stesso format viene riprodotto nel convegno che, col medesimo titolo, il Centro Cammarata tiene a Roma giovedì 19 gennaio, presso l’Istituto Sturzo, in cui interverranno Marco Follini (già deputato al Parlamento), Stefano Zamagni (sociologo dell’Università di Bologna), Lorenzo Ornaghi (già rettore della Cattolica e già ministro della cultura), Bruno Forte (arcivescovo di Chieti-Vasto), Nicola Antonetti (presidente dell’Istituto Sturzo).

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