martedì 20 marzo 2018
Il prossimo Venerdì Santo la tradizionale raccolta di offerte in tutte le chiese
Per la Terra Santa una colletta di speranza
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C'è la conservazione di aree archeologiche e santuari di importanza incommensurabile per la cristianità, vedasi la «collaborazione con le comunità greco-ortodossa e armeno apostolica presenti in Basilica e con le autorità civili per il restauro della tomba del Cristo Risorto. Concluso nel marzo 2017 il restauro dell’edicola, è in fase di progettazione il restauro della pavimentazione circostante». Ci sono le attività di sostegno allo sviluppo della minoranza cristiana, come quello che passa dalla valorizzazione dei resti bizantini e medievali del convento di Betania, con «recupero delle aree degradate, formazione e impiego di 10 giovani palestinesi nel restauro, sostegno all’attività imprenditoriale dell’associazione femminile locale» più un «progetto didattico con le locali scuole primarie per la conoscenza dei siti religiosi e archeologici presenti in loco». C’è questo e molto altro dietro alla tradizionale «Collecta pro Terra Sancta» che si tiene in tutte le chiese del mondo il Venerdì Santo e che è stata presentata ufficialmente lo scorso 12 marzo.

«Un’occasione propizia – ha scritto in una lettera ai vescovi il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali – per essere uno con i nostri fratelli della Terra Santa e del Medio Oriente da dove, purtroppo, il grido di migliaia di persone che sono prive di tutto, talvolta persino della propria dignità di uomini, continua a giungerci, spezzando i nostri cuori, e invitandoci ad abbracciarli con carità cristiana, fonte sicura di speranza».

«Senza lo spirito di Cristo che svuotò se stesso, assumendo la condizione di servo» continua Sandri, «il grido del fratello rimane inascoltato e i volti di migliaia di persone meno fortunate restano inosservati. Quale potrebbe essere luogo migliore per meditare questa kenosis del Figlio di Dio se non gli stessi luoghi che conservano da oltre 2000 anni la memoria della nostra redenzione? Indico con particolare attenzione le due Basiliche, quella della Natività a Betlemme, costruita sulla grotta dove è nato Gesù, e la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, costruita sulla tomba di Gesù, diventata il grembo della vita con la sua risurrezione. Ambedue le Basiliche, grazie alla collaborazione e generosità di tantissime persone di buona volontà sono state restaurate l’anno scorso. Edificare la Chiesa di Terra Santa, nei suoi edifici di culto e nelle sue pietre vive, che sono i fedeli cristiani, quindi, è responsabilità di tutte le Chiese particolari della cristianità, consapevoli che la fede cristiana ha avuto il suo primo centro propulsore nella Chiesa Madre di Gerusalemme».

Il porporato aggiunge come «non possiamo dimenticare le migliaia di famiglie, tra cui bambini e giovani, scappati dalla violenza della guerra in Siria e Iraq, molti dei quali in età scolare, che si appellano alla nostra generosità per riprendere la vita scolastica e così poter sognare un futuro migliore». E «un ricordo particolare, in questo momento, va alla piccola comunità cristiana del Medio Oriente che continua a sostenere la fede tra gli sfollati in Iraq e Siria, o tra i rifugiati in Giordania e Libano assistiti dai loro pastori, religiosi e volontari dei vari Paesi. I volti di queste persone ci interrogano sul senso di essere cristiani, le loro vite provate ci ispirano».

Infine anche il richiamo a non dimenticare lo strumento “classico” per sostenere i fratelli cristiani che tengono viva la memoria di Gesù nei luoghi toccati dal Salvatore: «Tutti siamo invitati a riprendere i pellegrinaggi in Terra Santa, perché la conoscenza e l’esperienza vissuta nei luoghi della nostra redenzione camminando sulle orme di Gesù, Maria, Giuseppe e i discepoli, aiuta ad approfondire la nostra fede e anche a capire il contesto in cui vivono i cristiani di Terra Santa. I pellegrinaggi costituiscono, inoltre, un notevole sostegno di sopravvivenza per migliaia di famiglie».

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