mercoledì 21 novembre 2012
Oggi in tutto il mondo la Giornata pro orantibus: nella memoria liturgica della Presentazione di Maria al Tempio la Chiesa è chiamata a pregare per tutte le comunità monastiche. Le carmelitane di  Napoli: in questo Anno speciale un impegno anche più radicale.
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Una giornata di preghiera e di solidarietà a favore di coloro che proprio attraverso la preghiera partecipano ogni giorno, ad ogni ora, alla vita della Chiesa universale. È questo il senso della «Giornata pro orantibus» che si celebra oggi in tutto il mondo e che dal 1953 vede impegnate le comunità locali nella restituzione di quanto ricevuto dai claustrali. Una restituzione grata – perché nella vita dei credenti è la dimensione spirituale il fondamento del quotidiano – che quest’anno mette al centro la sfida del rilancio dell’esperienza di fede. «Le comunità contemplative durante l’Anno della fede dedicheranno una particolare intenzione alla preghiera per il rinnovamento della fede nel Popolo di Dio e per un nuovo slancio nella sua trasmissione alle giovani generazioni»: così lo scorso gennaio auspicava la Congregazione per la dottrina della fede nella «Nota con indicazioni pastorali per l’Anno della fede». E oggi, memoria liturgica della Presentazione di Maria al Tempio, tutta la Chiesa è chiamata a ringraziare monaci e monache di clausura, che, sull’esempio della totale offerta di Maria, indicano al mondo una via alternativa alle logiche di un mondo spesso sopraffatto dalle logiche del mercato e del profitto.In questo Anno della fede, testimoniano le carmelitane scalze del monastero napoletano dei Santi Teresa e Giuseppe e della Beata G. Maria Giuseppina, «non ci viene chiesto qualcosa di aggiunto o sovrapposto alla nostra vita, ma qualcosa che già rientra pienamente nella nostra vocazione carmelitana, da vivere con più profonda consapevolezza e con più immediata attualità. La nostra vita carmelitana – continuano le monache – è tutta fondata sulla fede. Il nostro impegno di cercare, attraverso l’incessante orazione, una vita di intimità con Cristo, nostro centro e nostro tutto, una vita di comunione con Dio fino all’unione totale e sponsale, non è forse lo sviluppo pieno di quella grazia della fede ricevuta nel Battesimo e portata fino alle estreme conseguenze?». Per vivere a pieno l’indicazione di santa Teresa d’Avila – che 450 anni fa avviava la sua riforma del Carmelo, il cui anniversario è stato festeggiato lo scorso agosto – ed esprimere un’autentica obbedienza alla Chiesa, sottolineano le religiose di Napoli, «vogliamo impegnarci a vivere la nostra vocazione carmelitana nella quotidianità, nel realismo dei piccoli doveri di ogni giorno, nelle minute circostanze che tessono momento per momento il disegno di Dio sulla nostra vita, nello strofinio delle quotidiane relazioni fraterne, che attraverso l’esercizio della pazienza e della carità di Cristo, ci limano e ci rendono più belle e luminose». È in questo tessuto concreto, aggiungono le carmelitane, «che deve vivere e approfondirsi la nostra fede, in una realtà senza splendore esterno, ma di una insondabile ricchezza interiore, che brilla solo agli occhi di Dio e che si riversa in torrenti di grazie sulla Chiesa e sull’umanità».È in quest’orizzonte che s’inserisce l’impegno delle claustrali «per rispondere alle attese della Chiesa in questo Anno della fede». Un impegno, concludono le monache di Napoli, «a livello esistenziale, che coinvolge tutta la nostra vita, perché per la nostra partecipazione di contemplative a questo anno di grazia che Benedetto XVI ci ha donato».
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