venerdì 6 ottobre 2017
«Vieni, ti mostrerò la sposa dell'Agnello» è il titolo del primo messaggio dall'arcivescovo di Milano alla diocesi ambrosiana: una riflessione a partire dalla Gerusalemme nuova dell'Apocalisse
L’arcivescovo Mario Delpini saluta i fedeli in piazza del Duomo a Milano (Fotogramma)

L’arcivescovo Mario Delpini saluta i fedeli in piazza del Duomo a Milano (Fotogramma)

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«Alla contemplazione dell’opera di Dio deve ispirarsi il nostro cammino di Chiesa nel tempo». La vita cristiana non è un «percorso solitario» o un’«iniziativa personale», ma «il convergere nella città. L’edificazione della città è l’opera di Dio che convoca tutti e accoglie ciascuno». Ebbene: «Il tema teologico, pastorale, antropologico, poetico e procedurale della sinodalità è la sfida che vogliamo raccogliere», affinché la sinodalità non sia «uno slogan ripetuto per moda e disatteso per scoraggiamento», ma ciò che dà «forma a tutta la vita della Chiesa, perché sia profezia della città santa».

Ecco il cammino che il nuovo arcivescovo di Milano, Mario Delpini, addita alla Chiesa ambrosiana nella sua prima lettera pastorale, Vieni, ti mostrerò la sposa dell’Agnello, resa nota ieri e significativamente firmata il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi. Il titolo rimanda alla «Gerusalemme nuova» dell’Apocalisse, mentre la lettera pastorale ne riporta il testo dal 21,1 al 22,5 offrendolo alla «sosta contemplativa» dei fedeli, magari in «tempo di Avvento», e con un’avvertenza: la contemplazione non rimanga esterna ed estranea ai tempi, ai luoghi, alle sfide della vita ordinaria. «È un rischio denunciato e contrastato da decenni dagli arcivescovi» milanesi, ed è «un rischio che anch’io vorrei denunciare e contrastare, chiedendo a tutti di appassionarsi alla vocazione a essere pietre vive di una Chiesa che sia segno della Gerusalemme nuova», scrive Delpini.

Nelle prime pagine la lettera traccia un ritratto affascinante di Chiesa a partire dal passo citato dell’Apocalisse. Una Chiesa «che può accogliere tutti», da qualunque parte provengano, perché solidamente fondata sulla «testimonianza apostolica» e la «tradizione del popolo santo di Dio»; una «Gerusalemme nuova» che non sorge come «impresa umana» o «esercizio di potere» e non è frutto dell’«efficienza organizzativa », ma della presenza e dell’opera di Dio. La lettera va quindi al cuore della sfida della sinodalità, con parole lucide e appassionate anche nel riconoscere fallimenti e fatiche (come quella dei Consigli pastorali decanali). La sinodalità è «opera dello Spirito» e «disciplina dell’agire pastorale» non di rado contraddette da «individualismo, protagonismo, inerzia, rassegnazione, mutismo, confusione», mentre nelle comunità si è tentati di «dividersi in fazioni e di isolarsi in aggregazioni autoreferenziali».

Servono, nel contempo, conversione e percorsi di formazione per clero, consacrati e laici. Ma per fare della sinodalità lo «stile» che «caratterizzi questi anni», l’arcivescovo non ha ricette prefabbricate. E a ciascuno chiede consiglio. Delpini richiama infine le priorità per il nuovo anno pastorale, identificate anche alla luce della «visita pastorale feriale» voluta e aperta dal predecessore, il cardinale Angelo Scola. La prima: «La cura per la celebrazione della Messa domenicale» e la promozione della Messa e della preghiera feriale, consapevoli che «la comunità dei discepoli del Signore vive del rapporto con il Signore». La seconda: il riconoscimento della vita come grazia, vocazione, missione, che deve impegnare la «comunità educante» anzitutto verso i giovani e con uno sguardo al prossimo Sinodo dei vescovi. La terza: «La responsabilità di testimoniare come la fede diventi cultura, proponga una vita buona, desiderabile per tutti, promettente per il futuro del Paese e dell’Europa », e di declinare «in modo nuovo il tesoro della tradizione ambrosiana». I cristiani sono invitati al discernimento come prassi abituale, in particolare negli ambiti della generazione, della solidarietà, dell’ecologia integrale, del dialogo, del primato della trascendenza, della sinergia fra i soggetti sociali nella logica della sussidiarietà.

In questo scenario Delpini richiama l’attenzione sulle prossime «consultazioni importanti»: il referendum per l’autonomia e le elezioni politiche, nazionali e regionali.


La lettera pastorale pubblicata dal Centro ambrosiano in vendita dal 10 ottobre

«Vieni, ti mostrerò la sposa dell’Agnello» s’intitola la prima lettera pastorale del nuovo arcivescovo di Milano, Mario Delpini. Una «sosta contemplativa» a partire dall’Apocalisse per riflettere sul volto della Chiesa, rilanciare la sfida della sinodalità e richiamare le priorità pastorali per l’anno 2017-2018. Indicazioni offerte «come un punto di riferimento che può anche richiedere qualche semplificazione dei calendari e qualche concentrazione più evidente sulle priorità indicate – chiede Delpini –. Dobbiamo infatti coltivare la persuasione che la comunione ecclesiale diventa più evidente e convincente se si esprime in una coralità che condivide linguaggi, che accoglie l’invito alle convocazioni diocesane, che propizia convergenze della pluriformità di esperienze ecclesiali e di sensibilità differenti in una fraterna unità». Il volumetto (edito dal Centro Ambrosiano, 32 pagine, 1,50 euro) sarà in vendita nelle librerie cattoliche dal 10 ottobre. Per prenotare: 02. 67131639.

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