lunedì 4 novembre 2013
​L’appuntamento il 23 novembre, alla vigilia della chiusura dell’Anno indetto da Benedetto XVI per ricordare i 50 anni del Vaticano II e i 20 del Catechismo della Chiesa cattolica. Significativa la scelta di coinvolgere chi sta vivendo un percorso di scoperta religiosa. Parla don Sartor. (Matteo Liut)
La chiacchiera e la parola di Pierangelo Sequeri
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Si chiude l’Anno della fede ma la «porta della fede» rimane sempre aperta, come dimostrano le migliaia di catecumeni che ogni anno decidono di intraprendere il cammino verso il Battesimo. E sarà proprio questo, secondo don Paolo Sartor, responsabile del Settore catecumenato dell’Ufficio catechistico nazionale, il significato dell’incontro in programma il prossimo 23 novembre alle 16, alla vigilia della chiusura ufficiale dell’Anno della fede. Quel giorno, infatti, i catecumeni si riuniranno attorno a papa Francesco nella Basilica di San Pietro.Don Sartor, che significato ha questo appuntamento?È un evento che vuole mostrare come la fede non sia solo un «dato acquisito» ma è anche una possibilità, una sorpresa, un desiderio, come dimostrano i giovani e gli adulti, che ancora oggi scelgono liberamente di diventare cristiani. In Italia la maggior parte delle persone segue il cammino tradizionale che avviene attraverso l’educazione, con il Battesimo da bambini e, più tardi, la Cresima e l’Eucaristia. Esiste però anche oggi come all’inizio della Chiesa la possibilità di un cammino che magari statisticamente è minoritario, ma che è significativo. Si tratta di un itinerario che prende avvio «per conversione». Sono due modi non alternativi tra di loro ma complementari per entrare nella fede cristiana e nella Chiesa. Collocare al termine dell’Anno della fede questo evento significa voler ricordare che quella «Porta fidei» aperta all’inizio di questo Anno, in realtà ora non si chiude ma rimane sempre spalancata.Come sarà questo momento?Sarà un momento di grande semplicità e autenticità. Saranno presenti catecumeni della diocesi di Roma, ma anche dei gruppi provenienti dal resto d’Italia e dall’estero. Arriveranno nella Basilica di San Pietro assieme ai familiari, ai sacerdoti, ai diaconi, ai catechisti che li accompagnano nei loro cammini. Ci sarà anche qualche qualche neofita, cioè i battezzati negli ultimi anni, perché si tratta di un’occasione unica. Sarà una celebrazione della Parola, liturgia cui solitamente partecipano i catecumeni, e una trentina di loro faranno con il Papa il primo rito ufficiale previsto dal cammino verso il Battesimo degli adulti: l’ammissione al catecumenato.Come si svolgerà questo rito?È un momento che si svolge in movimento dall’ingresso fino all’altare perché vuole significare nel suo stesso svolgersi l’ingresso nella Chiesa. La prima delle tre parti sarà sulla soglia della Basilica con il dialogo di presentazione, seguirà il segno di Croce e poi l’ingresso con l’ascolto della Parola.Com’è scandito oggi il cammino del catecumenato?È scandito da tre momenti principali su due anni: il primo è l’ammissione al catecumenato, poi nel secondo anno avviene l’«elezione», la chiamata che fa il vescovo all’inizio della Quaresima. E a Pasqua, poi, ci sono Battesimo, Cresima ed Eucaristia.Secondo il programma ufficiale il Papa mediterà sul brano del Vangelo di Giovanni con il racconto della chiamata dei primi discepoli. Che affinità ha questo brano con il cammino dei catecumeni?In quel brano viene riportata l’ora dell’incontro dei discepoli con Gesù: questo ricorda un po’ quanto avviene nell’esperienza dei catecumeni anche oggi: certi momenti di questo percorso umano non li dimenticano più. A rimanere scolpiti nella memoria possono essere alcuni di questi momenti liturgici, ma anche altri eventi, di gioia o di dolore, che hanno segnato nel proprio calendario personale un passaggio, una svolta.Le storie dei catecumeni sono tante e diverse, ma c’è un tratto comune?Tutti sono accomunati dal senso di scoperta, meraviglia, davanti alla presa di coscienza che nella Parola di Dio «si parla di me», «Dio vuole incontrare me». Allora sulle esperienze personali pregresse, spesso pesanti o difficili, prevale il fatto di sentire che c’è «qualcuno che si preoccupa per me».Quanti sono e chi sono oggi i catecumeni in Italia?Le storie sono varie: ci sono ad esempio quelli arrivati in Italia per necessità, che hanno conosciuto persone che si sono prese cura di loro, scoprendo poi che dietro a questa cura c’è anche una scelta di fede. Ci sono stranieri, invece, che arrivano non in una situazione di bisogno ma ad esempio per studio o altri motivi personali e qui scoprono una cultura in cui il dato cristiano è molto presente. In questo gruppo ci sono molti orientali come giapponesi o coreani. Poi ci sono anche gli italiani figli di famiglie di religione mista, oppure di genitori che si sono allontanati dalla fede. E i catecumeni nelle parrocchie sono una presenza preziosa, perché spesso inducono i fedeli a una verifica sul loro stesso essere cristiani.
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