giovedì 28 marzo 2013
Oggi pomeriggio Papa Francesco celebrerà la Messa nella Cena del Signore nella cappella del carcere minorile di Roma. Con la lavanda dei piedi a dodici giovani reclusi
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​Chi è il Papa molti dei ragazzi detenuti a Casal del Marmo lo impareranno direttamente dall’incontro con lui, questo pomeriggio. Prima in cappella, dove durante la «Missa in Coena Domini» ci sarà la lavanda dei piedi per dodici di loro, scelti per nazionalità e confessioni religiose; poi in palestra, dove saluteranno l’ospite inatteso. E proprio in questa realtà carceraria, papa Francesco ha voluto compiere nel primo giorno del Triduo Pasquale, mentre in mattinata presiederà la Messa Crismale nella Basilica Vaticana. Un gesto che prelude alla celebrazione della Passione del Signore e alla Via Crucis al Colosseo di domani, e alla grande Veglia Pasquale nella Notte Santa di sabato sera in San Pietro.Che tanti, nelle celle a pochi chilometri da San Pietro, non sapessero neppure chi li sarebbe venuti a visitare questo pomeriggio non deve destare meraviglia, ma rivelare le molte povertà di questa popolazione carceraria adolescente, scelta da papa Francesco per la sua prima visita pastorale nella Capitale. Con l’intuito sicuro di chi per anni da arcivescovo si è fatto pellegrino nelle periferie urbane più dimenticate. Dei 46 presenti (35 maschi e 11 femmine), età fra 14 e 21 anni, molti sono analfabeti. Nell’istituto trovano la scuola dell’obbligo. Solo 8 gli italiani, la maggior parte maghrebini e romeni. Quasi tutte rom le ragazze, alcune già madri, anche con più di un figlio con loro in cella. Tra loro la sorpresa e l’emozione sono cresciute solo dopo che padre Gaetano Greco, terziario cappuccino dell’Immacolata, 64 anni, di cui oltre metà vissuti da cappellano carcerario, lo ha spiegato ai tanti volti in attesa, che lo interrogavano. Per un pomeriggio lontano dai campi di calcio e pallavolo, o dalla fattoria con gli agnelli, interni alle mura carcerarie, i reclusi verranno presentati al Papa da padre Gaetano, dopo la concelebrazione con il cardinale vicario Agostino Vallini. Per parlare in italiano con lui, parecchi conteranno sui mediatori culturali. Rei di furto, rapina, spaccio, più raro l’omicidio, sentiranno nelle sue parole la voce di Chi sa chiamarli per nome. Un punto fermo nella routine dell’entrata e uscita per anni dal carcere. E dei frequenti spostamenti da una città all’altra: per ragioni disciplinari, e per il riavvicinamento ai luoghi di residenza. «Così il tempo di permanenza medio è 50-60 giorni, a meno che non vengano ammessi a percorsi alternativi alla detenzione» spiegano gli operatori. Significa dover fare miracoli formativi con ognuno. «Il nostro è un luogo di dolore e speranza» ha detto all’annuncio della visita papale la direttrice di Casal del Marmo, Liana Giambartolomei. «Spesso ricevono in carcere la prima vera visita medica della vita, le vaccinazioni, oltre a cure odontoiatriche tardive – spiega Maria Merlino, medico coordinatore dell’attività sanitaria nell’istituto –. Più che le tossicodipendenze, il problema sono le tante diagnosi psichiatrico-comportamentali». Che dal carcere non dovrebbero passare. Frequenti gli atti di autolesionismo (circa 40 l’anno), dai piccoli ferimenti a quelli più gravi, con i 59 agenti "senza divisa" di polizia penitenziaria (di cui 9 donne), da tempo sottodimensionati, ma formati anche per la difficile prevenzione di queste emergenze. Papa Francesco entrerà in questa quotidianità. «Sono felici perché se la visita è non programmata vuole dire che il Papa viene proprio per loro – riferisce Stefania Di Francesco, coordinatrice dei volontari Caritas, che assicurano oltre le sbarre corsi di formazione professionale di tappezzeria, falegnameria, pizzeria e sartoria –. Al Papa daranno due doni, fatti a mano». Un crocifisso francescano, «che possa portare sempre con sé» e un inginocchiatoio in legno. Sulle orme di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che nel 1980 e nel 2007 visitarono Casal del Marmo, papa Francesco rinnoverà tra i ragazzi la promessa di risurrezione. Un richiamo, per la collettività fuori dal carcere, a più responsabilità verso i giovani.
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