lunedì 30 luglio 2012
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"La violenza ha superato ogni limite", avevano denunciato i vescovi cattolici della Siria già lo scorso 25 aprile nel loro incontro nella città di Aleppo, oggi teatro di una cruenta e forse decisiva battaglia. Un conflitto complesso dove si mescolano diversi elementi di lettura, dal politico, all'economico, al religioso, su più livelli: locale regionale e internazionale. Solo negli ultimi due giorni sono oltre 200.000 le persone in fuga da Aleppo e approssimativamente più di 220.000 siriani hanno già abbandonato il loro Paese. Circa 30.000 profughi si sono riversati in Libano e il governo libanese ha deciso di schierare truppe ai confini. L'ospitalità è data da famiglie, scuole o altre strutture. Oltre 150.000 si sono invece diretti in Giordania, anche se ufficialmente ne sono stati registrati poco più di 35.000. Gran parte è dunque ospitata presso amici e conoscenti. In previsione di nuovi afflussi, spiega una nota di Caritas Italiana, sta per essere approntato un campo per 100.000 persone nella località di Zaatari. In Turchia sono registrate a tutt'oggi circa 43.000 presenze in 8 campi, gestiti dalle autorità statali, e altri due sono in preparazione per una capacità di accoglienza di 10.000 rifugiati ciascuno. Tutte le Caritas nazionali della regione sono attive per far fronte a questa emergenza. In Libano, spiega ancora la nota della Caritas, circa 1.800 famiglie, oltre 9.000 persone in 4 località della valle della Bekaa, sono affidate alla Caritas per le necessità essenziali, dai buoni pasto alle lenzuola, al sostegno psicologico. È stata allestita anche una clinica mobile con un pediatra, una ginecologa e un'infermiera. In Giordania la Caritas raggiunge oltre 5.000 famiglie (circa 25.000 persone). Centinaia di pacchi viveri sono distribuiti, vi è molta richiesta di assistenza sanitaria e di recupero scolastico per i bambini. In Turchia la Caritas concentra la sua azione su sostegno sanitario, distribuzione di viveri, supporto psicologico e tutela giuridica in favore dei rifugiati urbani privi di assistenza pubblica. Nella stessa Siria la Caritas cerca di garantire la sopravvivenza a centinaia di famiglie, a Homs, Aleppo, Damasco e in alcuni piccoli villaggi. Gli operatori devono agire con prudenza, vi sono difficoltà di accesso e di trasporti. Caritas Italiana, conclude la nota, ha messo a disposizione un primo contributo, ma i bisogni sono enormemente cresciuti negli ultimi mesi. Solo in Siria oltre mille famiglie sono già state aiutate dalla Caritas nelle varie località, ma occorrono altri 170.000 euro per estendere l'intervento in atto. Anche dalle Caritas di Libano, Turchia e Giordania arrivano ulteriori richieste per aiuti d'urgenza a fasce sempre più ampie di popolazione.
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