mercoledì 2 novembre 2016
Il sacerdote veneziano aveva appena compiuto 102 anni. Conobbe don Gnocchi durante la Seconda guerra mondiale e partecipò alla ritirata sul fiume Don. Fu cappellano nelle carceri di Venezia
Don Barecchia con il tradizionale cappello da alpino

Don Barecchia con il tradizionale cappello da alpino

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Era uno dei sacerdoti più anziani d'Italia. Si è spento nelle prime ore di mercoledì 2 novembre a Venezia, appena compiuti i 102 anni, don Gastone Barecchia. La morte è sopraggiunta il giorno dopo il suo compleanno, compiuto il

primo novembre. Da qualche tempo era ricoverato all'ospedale Fatebenefratelli. Nella città lagunare era noto a tutti soprattutto tra
gli alpini come "don Croda" (il nome di una cima delle Dolomiti), causa una passione per la montagna mai venuta meno. Don Gastone era nato a Caserta il 1° novembre 1914. Era l'ultimo sacerdote veneziano (oltre a vantare il primato di essere
il più anziano della diocesi veneta) ad essere stato ordinato dal patriarca di Venezia il cardinale Adeodato Piazza, nel 1937, cioè quasi ottant'anni fa.

Prete in Russia con gli alpini della Tridentina

Una delle esperienze cruciali della sua vita è stata quella di cappellano militare durante la seconda guerra mondiale. E’ stato tenente cappellano nel 2º Reggimento artiglieria alpina della Divisione Tridentina e poi spedito in Russia, condividendo con gli alpini la drammatica ritirata. Non ha mai scritto diari o memorie. La sua mente è stata nel corso di questi anni un archivio prezioso di ricordi, aneddoti, episodi. Come la Messa del Natale '42, quando celebrò accompagnato dall'armonica a bocca

del beato don Carlo Gnocchi. Giunto l'ordine di ripiegamento, il 17 gennaio 1943, aprì quella sorta di valigia che conteneva l'altare da campo e, sollevando paramenti e testi sacri, saltarono fuori le bottiglie di vino, la riserva per la celebrazione della Messa. Ne
distribuì ad alcuni artiglieri del 2° Reggimento, per incoraggiarli, ben consapevole che i giorni a venire sarebbero stati duri. Uno di essi – così racconta il sacerdote – sbottò, sorpreso: «Can de cappelan ecco dove nascondeva il vino».

La ritirata sul fiume Don e la ferita a una gamba

Don Barecchia si è sempre detto convinto di avere evitato il congelamento ai piedi grazie ai consigli del suo attendente, un
montanaro saggio che intuiva i pericoli risultanti da una marcia nella neve: spalmarono piedi e gambe con il grasso anticongelante destinato ai pezzi di artiglieria, indossarono due paia di calze e non tolsero mai gli scarponi per tutta la ritirata. Don Gastone assolse impeccabilmente il suo ruolo tanto durante la campagna sul fiume Don quanto nel corso della drammatica ritirata.
Ferito a una gamba da una granata che uccise sette alpini, venne caricato prima sul dorso di un mulo e poi su una slitta, da cui assistette alla battaglia di Nikolaevka. Uscito dalla sacca, ancora giorni di marcia...poi il trasporto sino a Leopoli, in camion, e il ricovero in un ospedale tedesco. Il rimpatrio, la lunga convalescenza... Don Barecchia guarì,
ma fino al giorno della sua scomparsa ha conservato nel suo corpo le schegge di quella granata.


Cappellano delle carceri

L’altro grande servizio pastorale che ha contraddistinto fortemente la sua vita e il suo sacerdozio è stato quello di cappellano del carcere maschile veneziano di Santa Maria Maggiore: lo esercitò ininterrottamente per oltre cinquant’anni, dal 1947 al 1998. Nell’istituto penitenziario il prete portò per la prima volta il cinematografo e con le suore riuscì a far entrare un coro di bambini. Erano gli anni delle rivolte dei detenuti. Per evitare ai carcerati la pena in Sardegna saliva sui tetti e li convinceva a scendere. Una mattina il più violento gli disse: “Don Gastone faccio il muratore, scendi da qui è pericoloso”. Lui ribattè: “E io l’alpino”. Tra i suoi incarichi vi fu quello di direttore spirituale del Seminario Minore (dal 1949 al 1955) e professore in Seminario (dal 1949 al 1970). Per poco più di un anno, tra il 1955 e il 1956, fu parroco di Zelarino e poi, nell’anno successivo, rettore della chiesa veneziana di San Fantin mentre in diversi periodi collaborò, come assistente ecclesiastico, con parecchie associazioni e realtà ecclesiali (Maestri Cattolici, Giovane Montagna, Missionarie della Regalità di Cristo). Rivestì anche l’incarico di assistente spirituale delle tabacchine. Dal 1980 al 1991 fu vicario foraneo di Dorsoduro e dal1998 al 2003 membro del Consiglio presbiterale.

Venerdì le esequie


I suoi funerali si svolgeranno venerdì alle 15.30, nella chiesa parrocchiale dell’Angelo Raffaele a Venezia. Li presiederà il patriarca Francesco Moraglia che aveva impartito proprio a don Gastone Barecchia l’unzione degli infermi una decina di giorni fa e che, proprio martedì sera, era stato di nuovo in ospedale a visitarlo per l’ultima volta.

Il video sui 100 anni di don Gastone raccontati dalla rete locale Antenna Tre:


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