venerdì 27 dicembre 2019
Nella festa di Santo Stefano il presule ha concluso i suoi quasi otto anni di episcopato nel capoluogo sardo. Il grazie della sua Chiesa e della società civile
L'arcivescovo Arrigo Miglio durante la Messa di saluto all'arcidiocesi di Cagliari

L'arcivescovo Arrigo Miglio durante la Messa di saluto all'arcidiocesi di Cagliari - Comparetti

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Con una celebrazione solenne in Cattedrale nel giorno della festa di Santo Stefano, l’arcivescovo Arrigo Miglio ha voluto salutare l’arcidiocesi di Cagliari, al termine del suo mandato episcopale. Dal 5 gennaio infatti sarà l’arcivescovo Giuseppe Baturi a guidare la più grande arcidiocesi della Sardegna.

Un servizio iniziato nel 2012

Monsignor Miglio aveva iniziato il suo servizio a Cagliari nell’aprile del 2012. Non era la prima volta del presule piemontese in Sardegna: dal 1992 al 1999 aveva guidato la diocesi di Iglesias. Nel corso del suo episcopato la Chiesa cagliaritana ha vissuto momenti importanti: dalla visita di papa Francesco il 22 settembre del 2013, a pochi mesi dall’elezione di Bergoglio, alla celebrazione della Giornata nazionale del Ringraziamento nel novembre del 2015 fino alla 48ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, sul tema «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale». E proprio i temi del lavoro e del sociale hanno caratterizzato fortemente l’episcopato: i rapporti con il mondo del lavoro sono stati frequenti e proficui, così come le sollecitazioni alla ricerca del bene comune sono state una costante nell’esercizio del ministero episcopale di Miglio. Grande attenzione alle famiglie e ai giovani: ad entrambi ha dedicato i piani pastorali degli ultimi anni. Nei saluti, che hanno preceduto la celebrazione, il vicario generale, monsignor Franco Puddu, ha voluto ricordare la paternità nell’azione pastorale dell’arcivescovo, così come di paternità ha parlato nel suo saluto padre Gabriele Biccai, vicario per la vita consacrata.

L'omelia dell'arcivescovo

L’arcivescovo nella sua omelia, incentrata sulla figura di santo Stefano, ha evidenziato come la lapidazione del primo martire sia frutto di una divisione in seno alla prima comunità cristiana. «La rigidità del mondo giudaico – ha affermato Miglio – è incapace di veder le sorprese di Dio. Spesso, anche oggi, le differenze diventano tensioni: anche nella nostra Chiesa, come talvolta viene raccontato sui social. Solo se guardiamo in avanti come Stefano avremo la capacità di restare uniti». La celebrazione è stata animata da un coro di giovani del Seminario regionale, «una bella sorpresa» l’ha definita lo stesso Miglio. Tra le tante realizzazioni di questi anni quelle della Caritas diocesana che ha maturato ulteriori competenze nell’individuare i nuovi problemi del territorio e realizzando azioni di servizio, anche con l’attivazione di nuove strutture. Non è mancata l’attenzione al laicato, con la presenza agli appuntamenti che ciascun movimento o associazione ha realizzato. Dagli scout Agesci all’Azione cattolica, che hanno testimoniato il loro grazie per quanto ricevuto dall’arcivescovo Miglio. Anche il mondo della politica ha voluto ringraziare l’arcivescovo.

Il grazie delle autorità e della società civile

Il presidente della Regione Sardegna Christina Solinas, ha parlato di un «vescovo protagonista e testimone della vita della Sardegna», mentre il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu ha definito l’episcopato di Miglio «anni di magistero operoso ». I sindacati hanno ricordato la sua grande sensibilità verso le problematiche del lavoro, così come Coldiretti ha ricordato il grande legame tra il mondo agricolo e la Chiesa, sempre al fianco di pastori e coltivatori nei momenti più difficili, mostrando così prossimità alle difficoltà della gente. Nel corso dei quasi otto anni di episcopato Miglio ha mostrato grande impegno e sensibilità per la questione migranti, specie nelle fasi dei grandi sbarchi che hanno interessato l’Isola, mettendo a disposizione le strutture della diocesi per ospitare chi fuggiva da guerra e violenza, compreso lo stesso episcopio. In questi anni non sono però mancate le difficoltà, «curate – ha detto il vicario generale – in modo nascosto e delicato».

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