lunedì 12 ottobre 2015

Tra smentite e silenzi, è giallo sulla lettera al Papa (L.Moia) | Relazione, deciderà il Papa (S.FalascaSPECIALE
INTERVISTA Suarez Inda: preoccupa la fragilità dei giovani IL DIARIO  «Ma lasciamo fare a Bergoglio»

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Il giallo della lettera, il mistero della relazione, una nuova sottolineatura della necessità di aprire le porte alle famiglie ferite. Sembra un romanzo di Agatha Christie. Invece sono, in estrema sintesi, gli argomenti trattati questa mattina al tradizionale briefing del Sinodo. Cominciamo dalla lettera che, secondo alcuni siti, tredici cardinali avrebbe spedito al Papa per segnalare una serie di presunte inadempienze dal punto di vista della trasparenza. In particolare i porporati avrebbe segnalato l'inopportunità di affidarsi ad una commissione per la stesura del testo finale nominata d'ufficio e non votata in assemblea. «Con il desiderio di vedere fruttuosamente il Sinodo sulla famiglia servire la Chiesa, rispettosamente le chiediamo di prendere in considerazione una serie di preoccupazioni». Così l'incipit della missiva fantasma che sarebbe stata firmata dai cardinali Carlo Caffarra, Thomas Collins,Timothy Dolan, Wilem Ejik, Gerhard Mueller, Wilfrid Napier, Georg Pell, Robert Sarah, Jorge Urosa Savino, Angelo Scola, André Vintg-Trois, Peter Erdo e Mauro Piacenza. Ma questi quattro ultimi - e cioè Scola, Vingt-Trois, Erdo e Piacenza - nel primo pomeriggio hanno smentito di aver firmato. In serata il cardinale Georg Pell ha confermato di aver firmato una lettera al Papa ma ha specificato che c'è stata confusione sui contenuti e sui firmatari, mentre il cardinale Wilfrid Napier ha a sua volta confermato di aver firmato una lettera al Papa ma i contenuti erano diversi da quella poi resa nota. «Non ho commenti da fare - ha osservato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi nel briefing delle 13 - non ho visto questa lettera e non ho sentito il Papa a questo proposito. Sarà meglio verificare». Per un mistero che va avanti, un altro che viene chiarito. «La "Relatio Finalis" - ha proseguito padre Lombardi - verrà sicuramente presentata nell'aula del Sinodo nel mattino di sabato 24 ottobre, tenendo conto anche delle osservazioni ricevute dai padri sinodali nei giorni precedenti; nel pomeriggio sarà sottoposta al suffragio dell'assemblea e il documento verrà poi consegnato al Papa, al quale competono le decisioni in merito». Insomma, nessuna novità a questo proposito, come invece avevano segnalato i soliti "informatissimi siti". «La relazione finale sarà votata dai padri sinodali - ha detto ancora il portavoce vaticano - quale documento a conclusione del Sinodo, che sarà composto dopo i "modi" (ovvero, gli emendamenti) consegnati dai circoli minori e utilizzati e integrati sulla base dell'Instrumentum Laboris e sottoposti a discussione». A questo punto la scelta toccherà al Papa che potrà decidere di disporre subito la pubblicazione, nella stessa serata di sabato (come avvenuto lo scorso anno). Oppure di utilizzare il documento per la sua esortazione postsinodale. O, ancora, di prendersi alcuni giorni per la riflessione e poi decidere la pubblicazione della "Relatio" in un secondo tempo. Tra mistero e mistero, rispunta il solito tema, quello della comunione ai divorziati risposati. Ma con sottolineature di grande interesse. Tra sabato pomeriggio e questa mattina «si è discusso di verità e misericordia, divorziati risposati e accesso a sacramenti», ha riferito nel corso del briefing Bernd Hagenkord, uno dei collaboratori di padre Lombardi, per le lingue non italiane. «Alcuni hanno citato la dottrina per dire che non è possibile, altri invece hanno proposto soluzioni pastorali o più precisamente cammini pastorali verso possibili soluzioni», ha proseguito il gesuita tedesco, citando alcuni virgolettati di padri sinodali intervenuti (senza citare il loro nome, come è consuetudine ai briefing vaticani): "Verità in situazioni pastorali", "disciplina fessibile è ciò che Gesù Cristo chiede a noi oggi", "dobbiamo essere testimoni della verità", "verità oggi è essere misericordiosi": «Secondo me - ha detto ancora Hagenkord - l'assemblea è unanime. Quindi i due estremi, non fare niente e cambiare tutto, non sono neppure in discussione». Padre Thomas Rosica, un altro collaboratore di padre Lombardi, ha riecheggiato quanto detto dal collega citando un padre sinodale, secondo il quale «i due poli, cambiare tutto o non cambiare nulla, non sono un'opzione. Lo scopo è avere creatività pastorale, non possiamo continuare a proporre contrapposizioni come peccato e peccatore, pubblico e privato, ma dobbiamo trovare nuove vie». Padre Lombardi è poi intervenuto per dire che «non c'è assoluta fissità degli insegnamenti della Chiesa e della teologia a proposito delle questioni del matrimonio e dei sacramenti riguardo al matrimonio». Si dovrebbe quindi diffondere «una certa coscienza storica dei cambiamenti che ci sono stati nel corso dei secoli sui temi di cui stiamo parlando, di carattere disciplinare o dottrinale. Ci sono stati alcuni primi interventi sulla comunione anche ai divorziati risposati, alcuni, pochi ma piuttosto precisi, su una posizione negativa, pur inquadrandolo nel contesto di una attenzione della Chiesa per tutti coloro che si trovano in situazioni difficili». Da qui la necessità, nel terzo millennio cristiano, di «trovare i modi di far sentire la vicinanza e l'attenzione della Chiesa».

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