martedì 30 maggio 2017
Il 28 maggio del 1977 riceveva l'ordinazione episcopale Joseph Ratzinger. Solo pochi giorni dopo il 27 giugno verrà creato cardinale da Paolo VI.
Maggio 1977. Joseph Ratzinger nominato arcivescovo di Monaco (Siciliani)

Maggio 1977. Joseph Ratzinger nominato arcivescovo di Monaco (Siciliani)

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La scelta di Paolo VI di un eminente teologo del Vaticano II


Era il 28 maggio del 1977 fa quando Joseph Ratzinger ricevette l’ordinazione episcopale come nuovo arcivescovo di Monaco-Frisinga per decisione di Paolo VI. I principali consacranti della ordinazione episcopale del futuro Benedetto XVI furono il vescovo Josef Stangl di Würzburg, il vescovo Rudolf Graber di Ratisbona e il vescovo ausiliare di Monaco Ernst Tewes. E significative furono proprio le parole pronunciate da Joseph Ratzinger nel Duomo di Nostra Signora in quel frangente: «La nostra Monaco, la nostra terra bavarese è tanto bella perché la fede cristiana ne ha risvegliato le forze migliori; non ha tolto nulla al suo vigore, bensì l’ha resa generosa e libera. Una Baviera in cui non si credesse più, avrebbe perso la propria anima e non c’è tutela dei monumenti che potrebbe trarre in inganno a proposito».

Nominando il cinquantenne Joseph Ratzinger ordinario di dogmatica presso l’università di Ratisbona, Papa Paolo VI aveva eletto come successore del cardinale Döpfner, alla guida dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, un eminente teologo del concilio Vaticano II. E memorabile furono le parole di Papa Montini: «Nello spirito volgiamo lo sguardo verso di te, amato figlio: sei dotato di eccellenti doti spirituali, soprattutto sei un importante maestro della teologia che, come docente di teologia, hai trasmesso con zelo e fecondità ai tuoi ascoltatori. Pertanto, conformemente ai trattati esistenti, in virtù del nostro mandato apostolico, ti nominiamo arcivescovo della suddetta sede metropolitana di München und Freising».Così, dopo 80 anni, questo incarico fu di nuovo affidato a un sacerdote dell’arcidiocesi bavarese.


Il suo motto episcopale "Collaboratori della verità"

Il motto scelto dall’arcivescovo Ratzinger, Cooperatores veritatis (“collaboratori della verità”) era tratto dalla Terza Lettera di Giovanni. Nella sua autobiografia La mia vita (Cinisello Balsamo, san Paolo, 1997) Ratzinger spiegò: «Come motto episcopale ho scelto due parole dalla terza lettera di san Giovanni: “collaboratori della verità”, anzitutto perché mi pareva che potessero ben rappresentare la continuità tra il mio compito precedente e il nuovo incarico: pur con tutte le differenze si trattava e si tratta sempre della stessa cosa, seguire la verità, porsi al suo servizio».

Il 1977 un anno speciale e di svolta nella sua vita

Il 1977 è un anno straordinario per il futuro papa emerito Benedetto XVI, il classico anno che gli cambierà la vita: a marzo la nomina di Paolo VI ad arcivescovo di Monaco e Frisinga, a maggio l’ordinazione episcopale, il 27 giugno la creazione a cardinale di Santa Romana Chiesa. Dopo la recente morte del cardinale il francescano Paulo Evaristo Arns nel dicembre scorso Ratzinger -il futuro papa Benedetto XVI- è l’ultimo cardinale vivente creato da Paolo VI.


Il modello di buon pastore secondo papa Ratzinger

Il legame tra verità e vescovo è stato centrale nel suo ministero episcopale: a Monaco e a Roma, da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede prima e da Romano Pontefice poi. Il motto episcopale di Benedetto XVI recita infatti le parole Cooperatores Veritatis. «I vescovi - ricordava Benedetto XVI - hanno la prima responsabilità di edificare la Chiesa come famiglia di Dio e come luogo di aiuto vicendevole e di disponibilità, custodire la comunione ecclesiale e promuoverla e difenderla vigilando costantemente sul gregge affidatogli". I Vescovi devono dimostrare – aggiungeva – "discernimento, coraggio apostolico e paziente bontà nel cercare di convincere e di coinvolgere, perché le vostre indicazioni siano accolte di buon animo ed eseguite con convinzione e prontezza». La missione del vescovo non è un compito facile, e Benedetto non lo ha mai nascosto sottolineando che tra i compiti di chi svolge il ministero episcopale c'è anche quello di «nutrire il gregge del Signore: ministero d'amore vigile, che esige totale dedizione fino all’esaurimento delle forze e, se necessario, al sacrificio della vita». Cura pastorale, vicinanza al gregge, incontro con Cristo e amore della verità: sono i pilastri fondamentali per il modello del buon vescovo che hanno cadenzato con coerenza da 40 anni il senso del ministero episcopale di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI.


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