mercoledì 21 agosto 2019
Il via libera della Congregazione delle cause dei santi per il missionario martirizzato in Giappone
padre Matteo Adami

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Si riapre l’iter per il processo di beatificazione di padre Matteo Adami, gesuita originario di Mazara del Vallo, ucciso in odium fidei a Nagasaki (in Giappone) il 22 ottobre 1633. La Santa Sede - tramite la Congregazione delle cause dei santi - ha detto sì alla riapertura del processo, rispondendo al vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, che aveva presentato istanza di riapertura del processo di beatificazione per il gesuita mazarese ucciso in Giappone. Un processo ripreso, in effetti, perché già lo stesso anno che padre Adami venne ucciso, in Giappone era stato avviato a Macao, poi, inspiegabilmente, interrotto. A produrre tutta la documentazione è stato il Comitato creato ad hoc che in questi anni ha rispolverato la figura di Adami. Sulle sue tracce si è messo il docente universitario Giovanni Isgrò che da tempo si è appassionato al mondo dei gesuiti e alla loro presenza in Sicilia.
Così Isgrò è stato a Roma presso l’Archivio gesuitico e all’Accademia di Madrid. «Ho raccolto le testimonianze di chi vide il martirio – dice il docente – queste sono trascritte in lingua portoghese. Ma nella documentazione sono contenute anche le lettere originarie che padre Adami intratteneva coi suoi superiori». La richiesta di riapertura del processo è successiva ai contatti avuti con l’arcidiocesi di Nagasaki e con la Curia dei gesuiti a Roma, che hanno dato il loro assenso affinché la diocesi di Mazara del Vallo potesse richiedere la riapertura del processo.

Nato a Mazara del Vallo il 17 maggio del 1576, padre Adami è entrato il 21 settembre 1595 nella Compagnia di Gesù, e nel Collegio Romano studia filosofia e teologia. Ulteriori approfondimenti negli studi dovette effettuarli presso il collegio di Coimbra in Portogallo, dove iniziò lo studio della lingua portoghese e la sua preparazione all’attività missionaria alla quale il Preposto Generale padre Claudio Acquaviva lo aveva incoraggiato. Il 25 marzo 1602, già sacerdote, padre Giovanni Matteo Adami si imbarca nel porto di Lisbona per l’India, dove completa i suoi studi a Goa, per dirigersi quindi a Macao, l’avamposto cinese più vicino al Giappone. Padre Adami svolse per anni la sua opera di evangelizzazione in Giappone, fino ai regni di Oshu e Deqa, assieme ai padri Girolamo De Angelis e Diego Cavalho e al fratello laico Yama Joam. Siamo agli inizi del ’600 e sono gli anni in cui iniziano le persecuzioni dei cristiani. Per cinque anni, dal 1627, si perdono le tracce di padre Adami. Nel 1632 si fa vivo a Osaka. L’anno successo un ordine dello Shogun decreta che i gesuiti sparsi nei regni più lontani siano condotti a Nagasaki. Padre Adami fu tradito da chi lo ospitava e venne giustiziato il 22 ottobre 1633.

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