sabato 7 dicembre 2019
Terminato il restauro dell’ingresso «Sud», opera del Pisano, sono esposte nel Museo dell'Opera del Duomo
Le tre porte del Battistero di Firenze

Le tre porte del Battistero di Firenze

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Finalmente una accanto all’altra per una visione d’insieme finora impossibile. Per la prima volta le tre Porte del Battistero di Firenze, il “Bel San Giovanni” cantato da Dante, sono visibili allineate nell’imponente Sala del Paradiso del Museo dell’Opera del Duomo. Uno spettacolo unico, reso possibile dall’arrivo della restaurata “Porta Sud” di Andrea Pisano dopo l’iniziale collocazione nel rinnovato allestimento museale della “Porta del Paradiso” e della “Porta Nord” alle quali lavorò Ghiberti insieme ad artisti, nel primo caso, del calibro di Donatello, Michelozzo, Luca Della Robbia, Gozzoli e Cennini.

La “Porta Sud”, che contiene scene della vita del Battista, è la più antica delle tre, realizzata tra il 1330 e il 1336 da colui che è ritenuto il più celebre scultore del Trecento, chiamato nei documenti dell’epoca, “maestro delle porte”. Il suo capolavoro è questo gigante in bronzo e oro di circa otto tonnellate di peso, sottoposto a un restauro di tre anni, eseguito dall’Opificio delle Pietre dure di Firenze e finanziato con un milione e mezzo di euro dall’Opera di Santa Maria del Fiore di cui il Museo del Duomo fa parte. Il sapiente intervento ha riportato alla luce la doratura che non era più visibile e allo stesso tempo ha recuperato i dettagli delle parti scultoree.

Le Porte del Battistero non avevano mai lasciato la loro collocazione originale fino al 1943 quando, a causa della guerra, furono rimosse per ragioni di sicurezza e portate al sicuro sotto una galleria ferroviaria a Incisa Valdarno. Tornarono al loro posto, dopo un primo restauro, nel 1948. Ma poi, scampate al conflitto bellico, furono travolte dall’alluvione del 1966. L’urto dell’acqua e della melma fu talmente violento da danneggiarle seriamente. All’indomani di quel tragico 4 novembre, ripulite dalla nafta e dal fango, le parti distaccate furono rimontate sulle Porte, ma ben presto, a contatto con l’inquinamento atmosferico, le dorature ripresero a offuscarsi. Adesso, a seguito dei relativi restauri, tutte e tre risplendono protette da grandi teche e saggiamente illuminate. Entusiasta il direttore del Museo, monsignor Timothy Verdon, che parla di «momento fondamentale» per l’allestimento da lui progettato assieme agli architetti Adolfo Natalini, Piero Guicciardini e Marco Magni, inaugurato nell’ottobre del 2015. «Con la Porta di Andrea Pisano – spiega Verdon – si completa il progetto museologico definito a suo tempo. Si crea così a Firenze un unicum tra le grandi collezioni del mondo: la concentrazione di più esempi, strettamente collegati tra di loro, di una delle più importanti categorie di arte monumentale, quella appunto della porta di metallo istoriata».

Si può dire che adesso (considerato che la “Porta Sud” è degli anni Trenta del Trecento, la “Nord” dell’inizio del Quattrocento e quella del “Paradiso” della metà dello stesso secolo) in pochi metri c’è tutto il Rinascimento. Senza dimenticare che lì accanto è iniziato il restauro a vista della cinquecentesca “Pietà Bandini” di Michelangelo.

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