giovedì 27 settembre 2018
Nel novembre 2019 il grande meeting internazionale ispirato ai "Colloqui" di La Pira. Il cardinale Bassetti: dove la politica non arriva, si mobilita la Chiesa. Nell'agenda anche il tema migranti
Il cardinale Gualtiero Bassetti in Libano mentre incontra i patriarchi della regione (foto Gambassi)

Il cardinale Gualtiero Bassetti in Libano mentre incontra i patriarchi della regione (foto Gambassi)

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Sarà ancora una volta Bari a unire le Chiese d’Occidente e d’Oriente in un abbraccio di «pace, amicizia e solidarietà fra i popoli». Parole che pronunciava Giorgio La Pira inaugurando a Firenze i “Colloqui mediterranei”. Era il 3 ottobre di sessanta anni fa. E a quell’intuizione del sindaco “santo” di Firenze si è ispirato il cardinale (e prete fiorentino) Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, per proporre l’“Incontro di riflessione e di spiritualità per la pace nel Mediterraneo” che farà arrivare in Italia i vescovi dei Paesi affacciati sul grande mare. Un appuntamento che si terrà nel capoluogo pugliese. È stato lo stesso Bassetti ad annunciarlo durante il Consiglio permanente. Ed è stato individuato anche il periodo nel quale programmare l’evento organizzato dalla Conferenza episcopale italiana, con il “beneplacito” di papa Francesco e della Segreteria di Stato vaticana: novembre 2019, quindi fra un anno, al posto dell’Assemblea generale Cei d’autunno. Accogliendo la disponibilità manifestata dall’arcivescovo di Bari-Bitonto, Francesco Cacucci, il cardinale presidente ha scelto il Mezzogiorno per analizzare la «realtà del Mediterraneo a partire dalle periferie», sottolinea. Così la città di san Nicola torna a essere ponte fra le nazioni. Non è un caso che papa Francesco l’abbia definita una «finestra spalancata sul vicino Oriente» nell’Incontro con i capi delle Chiese e delle comunità cristiane del Medio Oriente che lo scorso 7 luglio aveva fatto di Bari un crocevia ecumenico proprio grazie a Bergoglio. Stavolta sarà la Cei a mobilitarsi.


Il “meeting” internazionale degli episcopati è stato lanciato da Bassetti lo scorso marzo nel corso della sua visita ufficiale in Libano durante la quale ha incontrato i patriarchi della regione. «I cristiani – aveva evidenziato – per la loro origine “mediterranea”, per la ricchezza delle tradizioni, per il significato incontestabile della loro azione in tutti questi Stati e non ultimo per la forza ecumenica del loro martirio che continua ancora oggi sono chiamati a dare un contributo all’elaborazione di una prospettiva di dialogo e di riconciliazione del Mediterraneo, salutare per il mondo intero».


E adesso spiega: «Davanti agli occhi, e soprattutto nel cuore, abbiamo le tante situazioni di estrema instabilità politica e di forte criticità dal punto di vista umanitario. Dalla Libia alla Siria, dall’Iraq a Israele, solo per esemplificare, il Mediterraneo è teatro di conflitti e tragedie, di scelte disperate e di minacce». Fra le emergenze c’è anche quella migratoria. «Osserviamo con viva apprensione un fenomeno che vede migliaia di persone fuggire dalle regioni povere dell’Africa, affrontare in condizioni indicibili la traversata del deserto, per finire profughi in mare o schiavizzati nei campi di detenzione in Libia. Negli ultimi quindici anni sono stati più di trentamila i morti annegati: una vera ecatombe». Di fronte a «uno scenario così preoccupante», come lo chiama il cardinale, il mondo politico e le organizzazioni internazionali «sembrano incapaci di ricercare soluzioni adeguate». E allora, fa sapere il presidente della Cei, «mi sono posto il problema di che cosa possa fare la Chiesa per difendere il bene prezioso e fragile della pace e per proteggere ovunque la dignità umana, sempre più calpestata. Incontrando uomini di cultura, vescovi, politici attenti e studiosi, ho maturato la convinzione di un segno forte che la Chiesa debba lanciare per tentare di fermare la violenza e riportare tutti al bene della riflessione e della pacifica soluzione delle controversie».


A guidare Bassetti è stata la «visione profetica» di La Pira, chiarisce il porporato, che definiva il Mediterraneo «il grande lago di Tiberiade inteso come mezzo di comunicazione fra le genti, prima di essere confine». Da qui l’Incontro del 2019 che – afferma il porporato – vuole essere uno «spazio di dibattito e di confronto tra i vescovi per dare luce al “valore aggiunto” che proviene loro dalle responsabilità ecclesiali» e offrire «ai problemi mediterranei uno sguardo incrociato e complessivo dalle diverse rive del Mediterraneo». Il Consiglio permanente ha dato il via libera alla costituzione del Comitato scientifico che sarà presieduto da Bassetti e coordinato dal vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, uno dei tre vice-presidenti della Cei. Secondo uno schema ancora ipotetico, i lavori del “summit” potrebbero includere le relazioni di alcuni esperti e, ricalcando il modello del Sinodo dei vescovi, gruppi di studio ristretti che poi presenteranno in assemblea le sintesi. Nel cammino preparatorio saranno predisposti strumenti di approfondimento, materiale documentale e schede da utilizzare poi come introduzione ai grandi temi di riflessione.

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