sabato 8 luglio 2017
I vescovi umbri guidati dal cardinale Bassetti, presidente della Cei, hanno incontrato in Turchia il patriarca ecumenico. La scuola di Paolo VI e Atenagora. L'impegno per i cristiani perseguitati.
Il cardinale Bassetti e il patriarca Bartolomeo I

Il cardinale Bassetti e il patriarca Bartolomeo I

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La scuola ecumenica di grandi profeti del dialogo, come Paolo VI e il patriarca Atenagora. La preghiera e l’impegno per la tutela dei cristiani perseguitati. Sono le note che hanno contrassegnato la visita in Turchia dei vescovi umbri guidati dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti arcivescovo di Perugia-Città della Pieve

Bassetti: progrediamo insieme nel dialogo


Momento centrale del viaggio è stato l’incontro a Istanbul con il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Una visita significativamente tenutasi il 7 luglio, 45° anniversario della morte di Atenagora, protagonista dello storico incontro con papa Montini che portò, nel 1965, alla remissione delle reciproche scomuniche tra Chiesa cattolica e ortodossa. E proprio la testimonianza di questa straordinarie figure è stata ricordata da Bassetti nel suo intervento. «Alla scuola di questi grandi padri nella fede – ha sottolineato il porporato – ci impegniamo a progredire nel dialogo della carità e preghiamo ardentemente affinché ci sia dato un giorno non lontano di comunicarci insieme al Sacro Calice». Dal presidente della Cei anche un forte richiamo all’attualità, segnato dall’emergenza profughi con tanti uomini e donne costretti a lasciare la propria terra in cerca di una vita dignitosa. «Un dramma di tante persone che bussano alle porte dell’Europa – ha evidenziato il cardinale Bassetti – per il quale è costante l’impegno delle Chiese che sono in Italia per una loro accoglienza dignitosa e sicura».

Bartolomeo I: davanti ai drammi di oggi, non si può tacere


Sulla stessa linea Bartolomeo I secondo il quale «come cristiani non possiamo tacere di fronte alle ingiustizie del mondo, agli sconvolgimenti epocali di questi anni, con la immane tragedia della migrazione di popoli, che sfuggono ad una economia egoistica e che priva troppi esseri umani delle più elementari necessità e della dignità di essere tutti icone di Dio». Di qui l’invito ad affrontare l’accoglienza, che a sua volta provoca difficoltà e diffidenze in altri popoli, che troppe volte si trovano soli ad affrontare tali flussi di uomini, donne, bambini, anziani, con poche risorse, privi di una visone a lungo termine per trovare soluzioni soddisfacenti per tutti». E su questo tema, nel suo saluto alla delegazione umbra, il patriarca ecumenico ha voluto rivolgere un pensiero particolare ai cristiani del Medio Oriente che fuggono dalla guerra e dalle discriminazioni razziali e religiose «costretti a lasciare la culla del cristianesimo e della Chiesa dei primi secoli, e che spesso si sentono abbandonati dai propri fratelli dei Paesi cosiddetti cristiani. È così necessaria quella arma potente che è la preghiera. Anche se avessimo tutte le possibilità economiche del mondo, ma dimenticassimo la preghiera saremmo come un corpo senza l’anima», ha concluso il patriarca.

La preghiera per i cristiani perseguitati


La visita dei vescovi umbri, che ha toccato anche Smirne ed Efeso, a Istanbul si è conclusa con una preghiera comune nella cattedrale di San Giorgio al Faner, nel ricordo dei tanti fedeli cristiani che soprattutto in Medio Oriente continuano a dare la propria vita nel segno della comune fede in Cristo. «Pur nel progressivo isolamento e nella riduzione della sua influenza e la povertà dei suoi mezzi e dei cristiani nella stessa città di Costantino – ha concluso Bartolomeo I – non ha mai fatto venir meno la sua fede e la speranza, ma promuovendo iniziative per ricercare la unità pan-cristiana, continuando nella strada del moderno movimento ecumenico.

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