martedì 28 maggio 2013
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"In Tunisia, in Egitto, in Iraq, in Libia e ora in Siria quello a cui assistiamo è uno spargimento di sangue oceanico. Molti muoiono ma quelli che perdono di più sono i cristiani", mentre le speranze del "popolo che per la prima volta si è rivoltato contro i regimi" sono state tradite a causa del "pericolo" che venga imposta "la sharia", la legge islamica. A lanciare l'allarme per i cristiani del medio Oriente è l'arcivescovo Elias Chacour, capo della Chiesa cattolica greco-melchita israeliana, la comunità cristiana più numerosa in Israele con circa 80 mila fedeli su un totale di circa 150 mila cristiani nel Paese.Incontrando un gruppo di giornalisti, monsignor Chacour ha espresso tutta la sua preoccupazione per la comunità cristiana della Siria, costretta in gran parte ad abbandonare il Paese a causa della guerra civile. Ha evocato il parallelo con quanto avvenuto in Iraq. "Non abbiamo stime precise sul numero di quanti sono dovuti fuggire dalla Siria in Libano, in Giordania e in Turchia - spiega l'arcivescovo cattolico - ma una volta nel Paesec'erano due milioni di cristiani e 160 piccoli villaggi cristiani che ora sono completamente vuoti". "Mi chiedo - protesta monsignor Chacour - che cosa stia facendo il mondo occidentale per non intervenire". "Noi non eravamo felici con i regimi totalitari - precisa -, ma non lo siamo nemmeno oggi perché c'è il pericolo della Sharia", la legge islamica. Sul lungo termine, aggiunge, "non sappiamo cosa potrà succedere".
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