giovedì 19 maggio 2016
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ROMA Davanti alla Porta Santa della Basilica di San Pietro il cardinale Angelo Bagnasco avrà sicuramente ripensato al giorno della sua ordinazione sacerdotale, il 29 giugno del 1966, e a quella «fornace ardente» che è la vicinanza del Signore, da quale scaturiscono le vocazioni. Succedeva cinquant’anni fa. Un Giubileo nel Giubileo, che ieri mattina l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei ha voluto celebrare (anticipando di qualche settimana il giorno esatto dell’anniversario) insieme con tutti i vescovi italiani, prima varcando la Porta che è simbolo dell’Anno Santo, quindi presiedendo all’altare della Cattedra la Messa che ha aperto la terza giornata della 69ª Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. «Vi ringrazio, cari confratelli – ha detto nel corso dell’omelia –, perché avete accettato che fossi io a presiedere questa Eucaristia nel cinquantesimo della mia ordinazione sacerdotale. È per me una grazia che mai avrei pensato di avere». E poi sull’«onda calda dei ricordi», il porporato ha aggiunto: «A distanza di anni, comprendiamo meglio la bellezza di quanto le mani invisibili dello Spirito Santo hanno fatto in noi e di noi. Salgono dal profondo dell’anima emozioni e propositi, il volto dei genitori, del vescovo ordinante e dei formatori, degli amici che ci guardavano con affetto, forse ammirazione e speranza. La speranza di incontrare sempre un sacerdote con le parole e i gesti di Dio». Perciò, ha proseguito Bagnasco, «sorge spontanea la domanda: «abbiamo risposto a tanta grazia? I bilanci li fa il Signore, a noi l’affidarci alla misericordia con il dovere della lode». Intorno al presidente della Cei si sono stretti i vescovi d’Italia, numerosi emeriti, i direttori degli uffici Cei, diversi laici che lavorano nella Conferenza episcopale italiana. Presente anche il nunzio apostolico in Italia, monsignor Adriano Bernardini, che al termine della celebrazione il cardinale ha ringraziato calorosamente per «la sua costante vicinanza e per il suo servizio alla Chiesa della Penisola». Intenso il clima della preghiera, con il rito che è iniziato nell’atrio di San Pietro davanti alla Porta Santa. Il cardinale Bagnasco, i tre vicepresidenti (Angelo Spinillo, Aversa; Mario Meini, Fiesole; e Franco Giulio Brambilla, Novara) il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, e tutti gli altri presuli sono entrati in silenzio nella Basilica vuota e l’hanno attraversata processionalmente, intonando l’inno del Giubileo, mentre di fuori, sul sagrato e nella Piazza, continuava l’afflusso dei fedeli per l’udienza del mercoledì. «Abbiamo tutti bisogno di un cuore caldo – ha sottolineato poi il presidente della Cei nella sua omelia – e sappiamo che il calore interiore, capace di riempire la vita e di rivestire ogni azione di eternità, non è dato dal successo dal consenso, da seguito che che si può conseguire, ma dallo stare umile nella volontà di Dio: nella pace. Solo questo – ha aggiunto Bagnasco – è il nostro fuoco, la fornace ardente, il segreto della nostra vita di sacerdoti e di celibi: il segreto è vivere esposti alla luce dell’amore di Gesù nella preghiera, nella liturgia, nella fraternità con i nostri preti, nella diuturna vicinanza alla nostra gente». L’arcivescovo di Genova ha usato un’immagine di san Pier Canisio, per segnalare il rischio che «il fluire degli anni faccia assopire: «Pietro dorme, Giuda è sveglio». «Tutti noi sappiamo che il nostro modo per vegliare sul popolo che ci è affidato è quello di vigilare su noi stessi, sul nostro stare con Cristo, certi che il nostro stare con lui è la condizione per poter stare con loro: in fondo al gregge per incoraggiare e sostenere i più deboli, in mezzo per ascoltare e capire le loro vite, davanti per dare l’esempio e la guida». I lavori dell’Assemblea generale della Cei si concludono questa mattina. Al termine il cardinale Bagnasco inconterà i giornalisti per la conferenza stampa finale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il segno Bagnasco durante la Messa celebrata in San Pietro (Siciliani)
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