venerdì 19 novembre 2010
No invece all'invadenza dello Stato e all'assistenzialismo. Il richiamo del cardinale presidente della Cei nel suo intervento in occasione delle Giornate di formazione promosse dall'Intergruppo parlamentare della Camera e del Senato sul tema: «Per vincere domani. Famiglia e lavoro al tempo della sussidiarietà».
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Senza una sussidiarietà fondata sul "primato della persona" rispetto allo Stato, e una solidarietà orientata al "vivere retto sia dei cittadini che dei loro rappresentanti", è impossibile "ipotizzare il vivere comune, una società a misura d’uomo", e "pensare una politica efficace non perché funziona nei suoi dinamismi interni, ma perché serve l’uomo". Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nel suo intervento di oggi sulla "sussidiarietà", tenuto in occasione delle Giornate di formazione promosse dall'Intergruppo parlamentare della Camera dei deputati e del senato della Repubblica sul tema: "Per vincere domani. Famiglia e lavoro al tempo della sussidiarietà". "Se lo Stato deve essere attento a non pretendere ciò che i soggetti minori non sono in grado di fare, e a non mortificare invadendo le diverse potenzialità – ha detto il card. Bagnasco - anche l’individuo e i corpi intermedi devono evitare il rischio di aspettarsi tutto dall’alto favorendo dinamiche di tipo assistenziale che non costruiscono né la persona, né i gruppi, né lo Stato". Di qui la necessità di "una continua tensione educativa diffusa, non solo da parte del soggetto naturale e ineguagliabile di tale compito - la famiglia – ma anche la scuola, le associazioni giovanili, il mondo massmediatico, le istituzioni, la comunità cristiana". In altre parole, per i vescovi italiani "la società in sé deve diventare una comunità educante", perché la sussidiarietà è "un atteggiamento che deve sfociare in comportamenti coerenti e così diventare virtù morale".
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