martedì 23 maggio 2017
Nell'ultima relazione del cardinale Bagnasco da presidente della Cei, disoccupazione, emergenza migranti, i rischi legati a populismo e individualismo. Suicida non sostenere la famiglia
Oggi la seconda giornata dell'Assemblea generale della Cei

Oggi la seconda giornata dell'Assemblea generale della Cei

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Il saluto e il ringraziamento al termine del mandato di presidente, il profondo legame della Chiesa italiana con il Papa, la necessità di dare risposte urgenti al dramma della disoccupazione e della crisi demografica, il rischio populismo, il sostegno alla famiglia, la vicinanza ai giovani e ai poveri. Nella relazione (TESTO INTEGRALE) che ha aperto i lavori della 70ª Assemblea generale dei vescovi italiani il cardinale Bagnasco ha fotografato con profondità e attenzione le priorità nell’agenda dell’attualità italiana.

Con il Papa un legame unico

Come logico, punto di partenza della riflessione di Bagnasco è stato per così dire un breve bilancio dei dieci anni di presidenza Cei. Un compito concepito da subito come «"un servizio alla fraternità" e alla comunione, rispetto alle quali la Cei è una "struttura di servizio"». Nel richiamare il legame con i Papi, Benedetto XVI prima e ora Francesco, che gli hanno dato di fiducia il porporato non ha mancato di sottolineare «il legame unico», la «leale obbedienza» e il «sincero affetto» di cui l’attuale Pontefice godde presso l’intero episcopato italiano. Poi, entrando più nel merito, Bagnasco ha richiamato gli elementi che hanno contraddistinto il suo impegno alla guida dei pastori italiani, in particolare «la vicinanza alle persone» che «ci ha permesso di conoscerne la vita reale e di dar voce a speranze, preoccupazioni e dolori del popolo. Questa prossimità ci ha consentito, a volte, di anticipare gli eventi, come quando - nel 2007 - abbiamo registrato pubblicamente che erano tornati i "pacchi viveri" nelle nostre parrocchie, segno di ciò che sarebbe presto accaduto: la grande crisi». Concetti richiamati in chiusura di intervento quando, malgrado la commozione che lo ha costretto a interrompersi, ha confessato di aver sentito «crescere la conoscenza nostra e impastarsi di stima, benevolenza e amicizia vicendevole. Tutto, allora, – ha aggiunto – è diventato più facile e leggero, anche più bello. I momenti più delicati ci hanno aiutato a stringerci di più gli uni agli altri - come i discepoli sulla barca nel mare in tempesta - e guardare a Lui, il Signore, il Timoniere della Chiesa e della storia. E, sempre più uniti, abbiamo compiuto la traversata a cui l’ora ci chiamava».

Il populismo: servizio alla gente o a se stesso?

Ampio spazio nella relazione del cardinale Bagnasco alla missione della Chiesa in Italia, chiamata a misurarsi sulla sfida educativa con gli Orientamenti pastorali del decennio. Un’emergenza, sempre più importante e decisiva per il bene dei giovani e della società. Un’urgenza che colpisce tutto l’Occidente europeo che dimentica ia sorgente cristiana del nuovo umanesimo per far emergere al suo posto un individualismo illusoriamente libero, in realtà prigioniero delle proprie solitudini, «Come non rimanere preoccupati di fronte allo scioglimento delle relazioni in famiglia, nel lavoro, nei corpi intermedi, nella società e perfino nelle comunità cristiane? L’altra faccia della medaglia, l’altro rischio che coinvolge l’intero continente europeo è «la presenza di un marcato populismo, che - mentre afferma di voler semplificare problemi complessi e di promuovere nuove forme di partecipazione - si rivela superficiale nell’analisi come nella proposta, interprete di una democrazia solo apparente». Tanto che «ci si chiede se serva veramente la gente, oppure se ne voglia servire; se intenda veramente affrontare i problemi o non piuttosto usarli per affermarsi. Con questo – ha continuato Bagnasco – il populismo non può essere snobbato con sufficienza: va considerato con intelligenza, se non altro perché raccoglie sentimenti diffusi che non nascono sempre da preconcetti, ma da disagi reali e, a volte, pure gravi». E qui l’analisi del presidente uscente della Cei si è soffermato su due assolute emergente, che richiedono risposte urgenti: la caduta libera della demografia, che sul terreno delle politiche familiari non si risolve con piccoli rimedi quando servono cure radicali. E così il dramma della disoccupazione con un perentorio richiamo alle responsabilità della politica: «non si tratta solo di assicura stipendi ma anche di riconoscere la dignità professionale e produttiva del nostro popolo».

Suicida non sostenere la famiglia

Nell’analisi di Bagnasco lo sguardo attento ai bisogni, alle attese, alle speranze dei giovani, come pure alla famiglie che «sul piano sociale si sentono sostanzialmente abbandonate: sono urgenti politiche familiari consistenti nelle risorse e semplici nelle condizioni e nelle regole. Non sostenere la famiglia è suicida. Ne è parte anche il sostegno alla scuola paritaria «puntualmente messo in discussione da un pregiudizio ideologico: eppure, nella laica Europa questi muri sono caduti, per cui si riconosce il valore culturale della scuola paritaria nell’assicurare la memoria dei nostri Paesi, come pure la stessa ricchezza che ne deriva per la libertà educativa e il pluralismo. In Italia, invece, sembra non valere nemmeno il criterio dell’investimento, che consente allo Stato di risparmiare ogni anno - al netto del contributo - ben 6 miliardi di euro». Forte, nella relazione di Bagnasco anche la sottolineatura della vicinanza della Chiesa italiana a poveri (la povertà è cresciuta, il solco delle diseguaglianze è più profondo) e sofferenti, nello scenario dell’emergenza migranti. La Chiesa italiana – ha detto in proposito , opera «perché cresca la consapevolezza delle storie dei migranti, si sperimenti un percorso di accoglienza, tutela, promozione e integrazione dei migranti che arrivano tra noi, non si dimentichi il diritto di ogni persona a vivere nella propria terra». «Va in questa direzione - ha spiegato – la campagna ’Liberi di partire, liberi di restarè", lanciata dalla Chiesa Italiana attraverso la Caritas». Ma ogni forma di indigenza, – ha sottolineato ancora – trova spazio nel cuore dei pastori. Per questo i vescovi italiani hanno voluto «prendere le distanze dal disegno di legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento». «L’abbiamo fatto a tutela del malato e dei suoi familiari, e del loro rapporto con i medici, i quali non possono vedersi ridotti a meri esecutori».

L'audacia di andare nel mondo disarmati

L’ultimo capitolo della relazione di Bagnasco è stato dedicato ai sacerdoti, ringraziati per «il generoso apostolato che si declina nella prossimità alla gente, nella fedeltà agli impegni sacerdotali, nella dedizione più forte degli anni, nell’obbedienza di fede. Voi siete così, e nessuna ombra - per quanto dolorosa - di limite o di peccato, potrà offuscare o infangare questa realtà». La Chiesa – ha concluso Bagnasco, commosso – «ci manda disarmati, araldi dell’amore in un mondo ferito dall’odio, profeti dello spirito in un mercato della materia, sentinelle attente che scrutano l’orizzonte, eredi di una tradizione viva e annunciatori di un futuro in un mondo senza ieri e senza domani, teso alla conquista del successo presente. Noi, insieme, continueremo a dire con umile audacia: debole è la nostra voce, ma fa eco a quella dei secoli. Voi tutti, uomini che ci ascoltate, la nostra gioia è la più grande di tutte: ha un nome e un volto, che riconducono alla Persona di Gesù Cristo».

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