lunedì 29 agosto 2016
​Il cardinale di Genova a margine delle celebrazioni per la Madonna della Guardia ha ringraziato i soccorritori e invitato a pregare per le famiglie colpite dal terremoto.
Bagnasco: soluzioni rapide per la ricostruzione
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"C'è bisogno di lungimiranza da parte dei responsabili, non solo di determinazione, per trovare le soluzioni più rapide e più urgenti in questo momento". Il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco ha parlato della ricostruzione dei paesi del Centro Italia colpiti dal terremoto, auspicando che si trovino soluzioni concrete e che si mettano per una volta da parte le polemiche. "Speriamo che più che polemiche ci siano delle analisi serie, oggettive e quindi delle soluzioni, delle prospettive efficaci per il futuro" ha detto parlando ad esempio della scuola di Amatrice, crollata nonostante fosse stata ristrutturata con norme antisismiche.  "Preghiamo - ha aggiunto il porporato ieri sera a margine del tradizionale pellegrinaggio al Santuario della Madonna della Guardia di Genova - per le vittime e per i familiari che sono stati colpiti: ci stanno dando un grande esempio di determinazione, di fiducia e di fede". Il cardinale ha poi ringraziato i soccorritori per il lavoro svolto. "Sono rimasto molto commosso - ha ricordato Bagnasco - quando ho visto ad un telegiornale l'arrivo in uno dei tendoni della statua della Madonna recuperata da una chiesa crollata, che è accolta dalla gente con un battimano. Vorremmo ringraziare le persone che vediamo alla televisione perché ci danno una testimonianza di forza d'animo, fede e determinazione nel voler rimanere nei loro territori e riprendere la propria vita". Non dobbiamo abituarci al bene»Non dobbiamo abituarci al bene»“Per affrontare il male, dobbiamo innanzitutto non abituarci al bene! E il bene nel mondo è infinitamente grande” ha detto ancora il cardinale nell'omelia alla vigilia della festa della Madonna della Guardia. “Ma noi – ha domandato – sappiamo riconoscere il bene che è accanto a noi in casa, a scuola, nel lavoro, nella comunità?”. Infatti, “abituarci al bene, non saperlo più riconoscere, non gioirne grati, è diventare freddi, duri, è morire nell’anima. E poiché l’istinto di vita è forte, andremo a mendicare un po’ di calore ai fuochi fatui del mondo: il denaro, il potere, il piacere, la fama, l’affermazione di noi stessi”. Ma il bene esiste e basta saperlo riconoscere. Infatti, “dentro lo sfaldamento dell’istituto familiare, riluce la fedeltà di tanti uomini e di tante donne, la bellezza delle loro famiglie; dentro alla difficoltà della trasmissione della vita e della fede, brilla la realtà delle famiglie numerose, liete e capaci di educazione; dentro l’egoismo, la lussuria e la violenza di molti, risplende la testimonianza di tanti sacerdoti e consacrati fedeli, che nel silenzio ogni giorno donano la vita per Dio e per i fratelli; di tanti che ogni giorno si dedicano ai malati, ai poveri, agli esclusi, senza che nessuno parli di loro”. “Nel nostro Paese – ha aggiunto il porporato – esiste ancora un popolo cristiano che chiede di pregare, chiede catechesi e comunità. Che desidera dei Pastori secondo il cuore di Cristo”.
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